Il braccio di ferro è finito: l’Usl 2 e i diciassette ricorrenti che avevano trascinato l’azienda in tribunale per alcuni premi non corrisposti dal 1994 al 2009 hanno trovato un accordo economico. Sulle cifre vige il più stretto riserbo.
Nell’autunno del 2014, il giudice del lavoro aveva condannato l’Usl 2 al pagamento di 6 milioni di euro, giudicando l’azienda colpevole di una interpretazione scorretta delle norme che regolavano l’erogazione delle indennità di risultato. I ricorrenti, tutti ex dirigenti, si erano visti ridurre la somma a 4,8 milioni dopo la perizia di un esperto, che aveva notato un errore nel calcolo degli interessi. Alcuni giorni fa l’Usl aveva chiesto la sospensiva del pagamento in vista del ricorso in Appello, ma l’udienza era stata rinviata in virtù della riapertura di una trattativa tra le parti dopo gli insuccessi degli ultimi mesi.
Ieri, con una nota congiunta, l’azienda sanitaria e i ricorrenti hanno annunciato la fine delle ostilità. «L’accordo – si legge – vede riconosciuta una parte del credito dei dirigenti che viene però ridotto in modo consistente, pur comportando un significativo esborso per l’azienda. Il dato rilevante dell’intesa è che essa pone fine in modo definitivo al contenzioso senza che le sentenze pronunciate dal Tribunale di Belluno possano trascinare i loro effetti per il periodo successivo al 2009».
Nell’accordo, anche la promessa di «secretare» gli importi. Una decina di giorni fa, un gruppo di cittadini aveva avviato una raccolta firme per chiedere al governo di intervenire direttamente per chiudere il contenzioso. Sul caso erano state depositate anche tre interrogazioni parlamentari, firmate dal senatore Giovanni Piccoli (FI), dalla senatrice Raffaella Bellot (Fare!) e dal deputato Federico D’Incà (M5 S).
Andrea Zucco Marco de’ Francesco – IL Corriere del Veneto – 15 luglio 2016