I morsi della crisi e della recessione, la disoccupazione giovanile a livelli di guardia, l’occupazione che se la perdi non la ritrovi, i ripetuti tagli ai servizi in omaggio alla tenuta dei conti. L’ultima conferma del disagio sociale che sta segnando pericolosamente il nostro Paese sono i dati sulla povertà diffusi ieri dall’Istat.
Numeri da brivido, mai così alti da dieci anni a questa parte, che raccontano la realtà nel 2015 di 4,598 milioni di italiani in condizioni estreme di povertà assoluta, il valore più alto dal 2005, condizione che riguarda 1,582 milioni di famiglie residenti, il 6,1% del totale. Con i giovani in povertà triplicati nel buio della grande crisi: sono 1 milione: 1 minore su 10 vive (se così si può dire) nel disagio assoluto. Le famiglie numerose sono le più colpite, soprattutto se di stranieri residenti. E ancora: il Sud che precipita sempre più indietro con 4 famiglie povere su 10, ma con la povertà assoluta in crescita anche al Nord (il 5% delle famiglie, contro il 4,2% del 2014) e il Centro Italia che invece fa registrare i valori più bassi.
Se il Censis ha stimato che 11 milioni di italiani rinunciano o rinviano le cure perché non se le possono pagare, ecco che il nuovo Rapporto annuale Istat aggiunge un tassello in più alla rappresentazione di un Paese che si sta impoverendo e indebolendo. Dati, quelli dell’Istat, che sono arrivati poche ore prima che la Camera approvasse il Ddl delega del Governo per contrastare la povertà, collegato alla manovra 2016. Provvedimento (va ora al Senato) che ha una dote a regime di 1 miliardo e nella quale è previsto il «reddito di inclusione», altra cosa del reddito di cittadinanza sponsorizzato M5S.
Intanto sui dati Istat e sulla (futura) legge non sono mancate le dichiarazioni. «Contro le diseguaglianze c’è un impegno massimo del Governo» a partire da fisco e occupazione, ha assicurato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Mentre la leader Cgil, Susanna Camusso, ha giudicato «gravi» i dai Istat: «Si continua a parlare, ma non c’è alcun intervento effettivo». E se il grillino Di Battista ha attaccato il Ddl («serve a Renzi per farsi spot»), il presidente dell’Inps Tito Boeri ha definito «preoccupanti» i dati Istat e definito «ancora limitate» le azioni in campo anche dopo le modifiche al Ddl dal quale è stata eliminata la possibilità di razionalizzare una serie di prestazioni sociali di cui beneficiano anche non indigenti e redditi non esattamente bassi: «La legge ha perso pezzi», dice Boeri. Secco Matteo Renzi: «È la prima misura organica contro la povertà».
L’incidenza della povertà assoluta, dice l’Istat, è stabile ai livelli degli ultimi tre anni per le famiglie, con variazioni statisticamente non significative: il 6,1% delle famiglie residenti nel 2015 rispetto al 5,7% del 2014 e il 6,3% del 2013. Cresce invece in termini di persone: è schizzata al 7,6% di quella residente contro il 6,8% nel 2014 e il 7,3% nel 2013. Stabile anche la povertà relativa per le famiglie: 2,678 milioni, il 10,4% di quelle residenti contro il 10,3% del 2014. Mentre ancora esplode come persone: ben 8,3 milioni, il 13,7% delle residenti. Erano il 12,9% solo un anno prima.
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 15 luglio 2016