La Commissione europea ha dato il via libera alla Francia per indicare sulle etichette nel corso dei prossimi due anni sia l’origine del latte confezionato tal quale oppure quando viene usato come ingrediente nei prodotti caseari . Il discorso vale anche per la carne come ingrediente nei prodotti confezionati. Lo ha reso noto il ministro dell’Agricoltura francese, Stéphane Le Foll, dopo che in una lettera il commissario europeo Vytenis Andriukaïtis ha dichiarato che “non vi è alcun motivo per opporsi a un esperimento come quello proposto”.
Il ministro Le Foll ha inviato lo schema di decreto al Consiglio di Stato, che avrà due mesi per pronunciarsi. L’intenzione del governo è di far entrare in vigore le nuove norme sull’etichettatura dal prossimo gennaio, dopo una consultazione con le associazioni di categoria e dei consumatori, per definirne le modalità di attuazione.
Il via libera della Commissione europea al governo francese dovrebbe costituire un precedente positivo per lo schema di decreto del nostro governo, inviato a Bruxelles a fine maggio, che introduce l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine per i prodotti lattiero caseari. A differenza della Francia, però, la proposta del governo italiano non costituisce una sperimentazione limitata nel tempo.
Come spiega il Ministero delle politiche agricole, il decreto prevede che il latte o i suoi derivati dovranno indicare l’origine della materia prima in etichetta con le seguenti diciture:
a) Paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte;
b) Paese di confezionamento: nome del paese in cui il prodotto è stato confezionato
c) Paese di trasformazione: nome del paese nel quale è stato trasformato il latte;
Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo di una sola dicitura: ad esempio “ORIGINE DEL LATTE: ITALIA”. In ogni caso sarà obbligatorio indicare espressamente il paese di mungitura del latte. Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono nel territorio di più paesi, diversi dall’Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture:
origine del latte: Paesi UE
origine del latte: Paesi NON UE
origine del latte: Paesi UE E NON UE.
Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp, che hanno già disciplinari relativi anche all’origine, e il latte fresco già tracciato.
Latte in etichetta, l’Ue dice sì. Via libera alla Francia, l’Italia ha fatto a Bruxelles la stessa richiesta
Luigi Grassia. L’Italia segna un gol, di sponda, nella battaglia europea delle etichette.?Da sempre noi italiani chiediamo di estendere il più possibile l’obbligo di dichiarare in etichetta la provenienza dei prodotti alimentari confezionati. Lo scopo è di valorizzare le produzioni agricole e di allevamento made in Italy, e al tempo stesso di tutelare il diritto dei consumatori a sapere che cosa comprano. Ma l’Europa tende a considerare l’etichettatura obbligatoria di origine come discriminatoria nei confronti dei Paesi che non hanno una grande qualità da vantare. È bizzarro ma è così. Perciò l’obbligo di indicare le materie prime non è generale, e vale solo per prodotti specifici, insomma è l’eccezione e non la regola. Estendere quest’obbligo è una conquista faticosa, che va fatta per ogni categoria di prodotti. Molto è stato fatto ma molto resta da fare.
Chi riguarda
Ecco, il gol di sponda segnato dall’Italia questa settimana riguarda il latte e i prodotti confezionati che contengono latte e carne come ingredienti. Pochi giorni fa la Francia ha convinto la Commissione europea dell’utilità dell’etichettatura obbligatoria di origine per questi prodotti. Parigi potrà imporla entro i suoi confini per un periodo limitato a due anni e considerato da Bruxelles come sperimentale.
Perché questo riguarda l’Italia? Perché adesso nessuno dovrebbe impedire anche a noi di imporre l’etichetta obbligatoria di origine del latte. È già depositato a Bruxelles, e attende il via libera della Commissione, un decreto italiano per l’indicazione in etichetta sia del latte in quanto tale sia di quello usato come ingrediente nei prodotti confezionati (idem per la carne), e il testo del decreto si ispira a quello francese. Salvo sorprese, sembra fatta. Anche se la battaglia sulle altre produzioni alimentari sarà ancora lunga.
Disposti a pagare di più
Un’indagine commissionata dall’Ismea ha rivelato che il 67% degli italiani si dichiara disposto a pagare fino al 20% in più per un prodotto lattiero-caseario che abbia in etichetta l’origine italiana. E non è una sensibilità soltanto italiana. Un sondaggio dell’Eurobarometro rivela che l’84% dei cittadini europei ritiene necessario conoscere l’origine del latte che arriva sulle tavole di casa. L’Europarlamento ha votato a Strasburgo una risoluzione, non vincolante, che chiede di introdurre l’etichettatura obbligatoria per i prodotti alimentari. Eppure la Commissione di Bruxelles tende a frenare l’obbligo di etichettatura d’origine, e quando lo concede lo fa di malavoglia.
Nel caso specifico del latte, il ministero dell’Agricoltura di Parigi spiega che «il commissario europeo Vytenis Andriukaitis ha indicato alle autorità francesi che non vi è alcun motivo per opporsi a un esperimento come quello proposto. Le modalità di attuazione – precisa il ministero – saranno decise dopo aver consultato le associazioni di categoria e quelle dei consumatori».
Secondo uno studio della Coldiretti, fino a questo momento gli italiani su almeno un terzo della spesa non hanno il diritto di conoscere l’origine dei prodotti alimentari che comprano; l’origine può essere indicata (facoltativamente) sull’etichetta dal venditore, ma l’obbligo non c’è. Se passerà la nuova norma sul latte (e sul latte e la carne usati come ingredienti) il confine si sposterà molto più in là.
La Stampa e Il Fatto alimentare – 10 luglio 2016