È la più grande fabbrica di zanzare del mondo. Sorge a Guangzhou, in Cina, ed è frutto di una collaborazione internazionale tra l’Università dello Sun Yat-Sen e quella statunitense del Michigan: microscopi, camici bianchi, mascherine e milioni di zanzare tigre, pronte per essere liberate. Ma i ricercatori del Centro per il controllo dei vettori delle malattie tropicali non sono untori.
Al contrario, lavorano per arginare la diffusione di virus trasportati da questi insetti, a cominciare da Zika, associato alla microcefalia neonatale che spaventa il Brasile e i partecipanti ai prossimi Giochi. A Guangzhou si selezionano i maschi di zanzara tigre per poi infettarli con un batterio, il Wolbachia pipientis, che li rende incapaci di riprodursi.
È la tecnica del maschio sterile, usata da anni nella lotta ai parassiti delle piante. Si fanno crescere in cattività insetti di sesso maschile incapaci di riprodursi. Poi li si libera in grandissima quantità in modo che competano con i maschi “selvatici” per l’accoppiamento. L’elevato numero di maschi sterili riduce la fecondità della popolazione e così limita la diffusione e la pericolosità. In Cina usano un batterio, c’è chi utilizza i raggi gamma e in passato l’Enea sterilizzava gli insetti di sesso maschile esponendoli a materiale radioattivo. Ora molte speranze vengono riposte nella sterilizzazione delle zanzare attraverso manipolazioni genetiche. Ma accanto alla sperimentazione in laboratorio, si studiano modelli ecologici capaci di prevedere che tipo di impatto hanno tecniche del genere sull’ambiente. Perché è questo il punto: dobbiamo rimediare con strumenti eccezionali (il rilascio di milioni di insetti, anche se sterili) a danni che noi stessi abbiamo provocato, e non è detto che il rimedio non abbia a sua volta effetti collaterali.
Ecco perché il progetto cino-americano di frenare Zika sterilizzando le zanzare è l’occasione per riflettere sul tema delle specie aliene: i cambiamenti climatici, la movimentazione di merci e persone hanno permesso la diffusione di piante e animali in luoghi lontanissimi da quelli di origine. La zanzara tigre ( Aedes albopictus), originaria del Sudest asiatico, nel XX secolo ha colonizzato il mondo, dall’Africa agli Usa. Non sulle sue ali, ma viaggiando nell’acqua stagnante all’interno di pneumatici trasportati sulle navi cargo.
Qualche mese fa la Federazione italiana scienze naturali e ambientali ha organizzato un convegno alla Sapienza Università di Roma per fare il punto sull’argomento. L’Europa ha dichiarato guerra alle specie aliene in nome della biodiversità del Vecchio continente: animali e piante che non appartengono all’ecosistema andrebbero eradicati. E ancor più radicale deve essere la lotta se l’”alieno” è un potenziale vettore di malattie per gli esseri umani. Ma armi come quelle che si stanno approntando nella fabbrica cinese di zanzare vanno monitorate, perché c’è sempre il rischio che possano sfuggire al controllo. La prevenzione migliore, in realtà, sarebbe tutelare i predatori già presenti nell’ecosistema: pipistrelli, uccelli, piccoli rettili e anfibi. Sono loro l’arma naturale contro la zanzara tigre (e il suo ospite Zika).
L’autore è accademico dei Lincei ed etologo presso l’Istituto superiore di Sanità
TIGRE MA STERILE Gli scatti nel Centro per il controllo dei vettori delle malattie tropicali di Guangzhou sono di Kevin Frayer, canadese trapiantato a Pechino e premiato nel 2015 con il World Press Photo. Nelle foto, la produzione di maschi sterili di zanzara tigre, dalla selezione delle larve alla liberazione sull’isola di Shanzai: in un anno gli insetti si sarebbero ridotti del 99%. In alto, un bimbo di Shanzai sotto una zanzariera.
Repubblica – 5 luglio 2016