Possibile estensione del raggio d’azione della no-tax area per i pensionati. E valutazione di un percorso accelerato per rivedere il meccanismo dell’indicizzazione delle pensioni, le cosiddette rivalutazioni, ben prima del 2018 quando si esaurirà il dispositivo delle cinque fasce introdotto dal Governo Letta.
Sono questi i risultati emersi dal nuovo round di ieri tra Governo e sindacati sulla previdenza. Con l’esecutivo che avrebbe frenato di fronte alla richiesta di Cgil, Cisl e Uil di affrontare con decisione il tema della separazione della previdenza dall’assistenza. E che non si sarebbe mostrato troppo affascinato di estendere anche alle “fasce più basse” dei pensionati le detrazioni previste per i lavoratori dipendenti. Anche perché un intervento di questo tipo avrebbe un costo non trascurabile. E sempre a causa della coperta troppo corta delle risorse utilizzabili, non sarebbe stata neppure posta sul tavolo l’opzione dell’estensione del bonus degli 80 euro ai pensionati.
Un incontro interlocutorio, dunque. Con diversi nodi ancora in sospeso. Che si aggiungono a quelli dell’Ape (Anticipo pensionistico). A cominciare dalla calibratura delle detrazioni per compensare, almeno per i lavoratori in condizioni più disagiate, la riduzione dell’assegno anticipato rispetto alla pensione “piena” potenziale e dei costi legati al “premio” assicurativo contro il rischio premorienza. Il clima resta comunque buono.
«Un’altra utile tappa nel percorso di confronto con i sindacati su temi che interessano un’ampia platea di cittadini», ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine dell’incontro con i sindacati al quale ha partecipato insieme al sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini. Poletti ha confermato che sono state affrontate «alcune problematiche che riguardano chi è già in pensione», come le modalità di rivalutazione degli assegni, l’estensione della no-tax area e la separazione tra previdenza e assistenza. «Sarà ora indispensabile – ha aggiunto il ministro – un approfondimento in sede tecnica che consenta di definire l’entità delle risorse necessarie a realizzare gli interventi potenzialmente più onerosi, che dovranno comunque essere valutati in sede di elaborazione della legge di bilancio in modo da verificarne la compatibilità con l’equilibrio complessivo della finanza pubblica».
Il confronto proseguirà ora a fari spenti proprio con l’obiettivo di individuare una soluzione il più possibile condivisa con i sindacati e finanziariamente compatibile. L’ultimo round ufficiale prima della pausa estiva (al netto del confronto sui contratti) sarà quello già in calendario domani sul lavoro, nel corso del quale dovrebbe essere affrontata anche l’ipotesi di una riduzione strutturale del cuneo sul lavoro stabile.
Il piatto forte del confronto resta l’introduzione del nuovo meccanismo dell’Ape con il ricorso al prestito pensionistico-bancario. Ma si lavorerà anche sull’ampliamento della no-tax area, al momento prevista fino a 8mila euro per i soli pensionati “over 75”. Anche sulle rivalutazioni il Governo è disponibile ad affrontare in tempi rapidi la revisione del dispositivo-Letta (con cinque fasce e la copertura solo fino al 50% delle pensioni tra 5 e 6 volte il minimo) che cesserà di funzionare alla fine del 2017. Con conseguente ritorno, in assenza di nuovi interventi, alla perequazione su tre fasce prevista dalla legge 338 del 2000.
Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 29 giugno 2016