Produzione, fatturato e investimenti in crescita. Nel panorama cupo della zootecnia spunta l’isola felice dell’avicoltura. Anche i consumi viaggiano in controtendenza e negli ultimi 5 anni sono passati da 18,6 kg. pro capite a 20,2. Il fatturato degli allevamenti a quota 4,2 miliardi, dal 2009 al 2015 è salito del 27% e di oltre il 6% quello delle industrie di trasformazioni (5,6 miliardi) . Mentre la bilancia commerciale è in attivo per 162 milioni.
È la fotografia di un settore in salute quella scattata da Nomisma (18.500 allevamenti e 1.600 imprese agroalimentari) e presentata a un incontro promosso da Unaitalia (Unione nazionale filiere agroalimentari carni e uova). Tra i punti di forza l’avicoltura vanta una perfetta integrazione di filiera sostenuta da un contratto (la soccida) diventato un modello di scuola. L’integrazione dal campo alla tavola alleggerisce gli allevatori dai rischi di mercato, garantisce assistenza tecnica e investimenti e un continuo scambio di informazioni che agevola anche i controlli. Il risultato è che la filiera ha adottato l’etichetta trasparente volontariamente, prima che diventasse obbligatoria. L’ultimo esempio di comportamento virtuoso è l’uso prudente di antibiotici(solo in caso di malattia come ha ammonito il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin) . Sulla base di un piano elaborato da Unaitalia (in collaborazione con la Società italiana di patologia aviare e la supervisione del ministero della Salute) il consumo di antibiotici è stato ridotto del 40% nel 2015. «Sostenibilità, benessere, sicurezza e convenienza – ha spiegato il presidente di Unaitalia, Aldo Muraro,- sono i punti di forza del settore. Vogliamo disegnare un nuovo approccio a una zootecnia sempre più sostenibile con una crescente attenzione al benessere animale. L’avicoltura può essere un punto di riferimento».
Annamaria Capparelli – Il Sole 24 Ore – 12 giugno 2016