L’Istat avverte: L’Italia cresce a ritmi moderati che possono anche rallentare nel breve termine. Prima il taglio delle stime sulla crescita di Bankitalia, poi i dubbi dell’Istat «sul breve termine». Nell’arco di 48 ore, due spie d’allarme sull’economia italiana. L’ultima, la nota mensile pubblicata ieri dall’Istituto di statistica che ribadisce che l’Italia cresce ancora a ritmi moderati. Ritmi che potrebbero pure «rallentare nel breve termine».
«L’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana — ha spiegato nella sua nota tecnica l’Istat — ha segnato un’ulteriore discesa, suggerendo il rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine». Tanto è bastato per scatenare le reazioni dei sindacati e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che però si è detto «fiducioso» per il futuro. «Aspettiamo i dati definitivi. L’Italia — ha sottolineato Padoan — va meglio di altri Paesi». Il governo potrebbe anche puntare ad anticipare la riduzione dell’Irpef nel 2017 anziché nel 2018. «L’Ires scenderà di alcuni punti nel 2017 — ha spiegato il ministro, ospite a Porta a porta —. Ho detto alcuni punti perché è un modo diverso per spiegare che ci sono margini da sfruttare per altri tagli di tasse». L’ipotesi è ridurre meno del previsto l’Ires nel 2017 per anticipare il taglio delle tasse alle famiglie. «Se ci sono spazi di bilancio — ha confermato Padoan — io sono uno strenuo sostenitore di tagli delle tasse». Da qui a ottobre, con la prossima legge di bilancio, si vedrà.
Critiche, nel corso della giornata di ieri sulla scia dei dati Istat, sono arrivate da Cgil, Cisl e Uil. «La ripresa non decolla perché non si affrontano i nodi strutturali» ha detto il segretario Cisl Annamaria Furlan. Gli esperti dell’Istituto di statistica osservano che «l’economia italiana continua a crescere con un ritmo moderato». Nel primo trimestre del 2016 il Pil italiano è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Uno 0,3% che deriva in particolare dalla spesa delle famiglie e dai consumi (+0,2%). Ma a questi risultati positivi si affiancano alcuni segnali di debolezza: il rallentamento del commercio mondiale ha condizionato l’andamento delle esportazioni (-1,5%). E nell’industria in senso stretto, alla crescita robusta del valore aggiunto nel primo trimestre (+1,2% rispetto al trimestre precedente) si sono accompagnati segnali contrastanti provenienti dagli ordinativi (-1,4%) e dal clima di fiducia che, in lieve diminuzione a maggio, continua a oscillare sui livelli di inizio anno. Quanto all’inflazione, secondo l’Istat resterà negativa anche nei prossimi mesi e solo nel prossimo autunno ci potrà essere un recupero. Motivo per il quale, secondo Padoan, quest’anno il debito pubblico scenderà meno del previsto. «Meno di un punto percentuale grazie agli introiti delle privatizzazioni — ha spiegato a Porta a porta — ma meno dell’atteso perché manca una cosa importante: l’inflazione».
Corinna De Cesare – Il Corriere della Sera – 8 giugno 2016