Alla vigilia del tavolo tecnico sul nuovo ospedale tra Regione, Provincia, Comune, Università, Azienda ospedaliera e Iov che martedì dovrebbe dare inizio all’iter per la realizzazione di una cittadella da mille posti letto e 650 milioni di euro di costo a Padova est, l’intera operazione finisce in Procura. Il procuratore capo Matteo Stuccilli ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza ipotesi di reato nè indagati, in base all’esposto depositato lo scorso aprile da Alessandro Naccarato, deputato del Pd, che ipotizza «una speculazione urbanistica dei privati proprietari di una parte dei terreni di Padova est».
L’indagine è stata delegata al pm Maria D’Arpa, che ha incaricato la Guardia di finanza di procedere ad accertamenti e all’eventuale acquisizione di documentazione.
I dubbi di Naccarato nascono dal fatto che il Consorzio di urbanizzazione del quadrante nord est, cui appartengono 258.961 metri quadrati nella zona scelta dal Comune per edificare la cittadella della salute, sapesse di tale decisione già nel luglio 2014, cioè quattro mesi prima dell’annuncio ufficiale diffuso in novembre dal sindaco Massimo Bitonci. Doti di premonizione? Per capire meglio va detto che il Consorzio appartiene per il 94% alla società padovana Via San Lazzaro properties, in liquidazione e controllata per il 70% dalla Bdp capital Bv, con sede ad Amsterdam (il rimanente 30% è della So.Im.Cos., società riconducibile al gruppo Edilbasso). A sua volta la Bdb è controllata dalla Bdp property develpment srl, società in liquidazione con sede a Vittorio Veneto, che il 31 luglio 2014 ha comprato da Dh residencia, gravata da 74 milioni di debiti, il 70% delle quote della San Lazzaro properties srl. Perché azzardare un’operazione sulla carta in perdita? Nel bilancio della Bdp l’investimento viene giustificato con la «realizzazione della stazione ad alta velocità e l’ipotesi della costruzione del nuovo ospedale di Padova».
Un progetto che rivaluta quei terreni, soprattutto perché il Consorzio di urbanizzazione del quadrante nord est è disposto a cedere al Comune 172.463 metri quadri, in cambio del permesso di costruire sui rimanenti 68mila tre grattacieli e due centri commerciali. Per arrivare alla superficie richiesta dall’Università, l’amministrazione ha infatti bisogno di aggiungere ai 200mila metri quadri già in suo possesso quelli dei privati. Bitonci ha dato per assodato il passaggio, convincendo la Regione a dichiarare decaduto, con delibera 381 del 7 aprile 2016, l’interesse pubblico su Padova ovest — area secondo una perizia tecnica chiesta dal sindaco penalizzata da gravi problemi idrogeologici e costi eccessivi di espropri —, e a spostare il progetto del nuovo ospedale su Padova est. Però così si è dovuti ripartire da capo. E inoltre «Finanza&Progetti» (al 50% partecipata dal fondo londinese Lend Lease Cemea Investments e al 50% dalla Servizi Italia spa di Parma, subentrata alla Palladio Finanziaria di Vicenza), il privato incaricato di sviluppare un project financing su Padova ovest, ha depositato due ricorsi al Tar. Il primo, presentato dall’avvocato Vittorio Domenichelli, risale a fine 2014. F&P pretende, in quanto soggetto promotore del progetto, di essere coinvolta nella nuova location e chiede un risarcimento di 133 milioni di euro fra spese già sostenute e danni. A maggio 2015 la sentenza del Tar ha rigettato la richiesta risarcitoria, stabilendo però che la società debba restare nell’operazione. «Eppure da allora, benché la sentenza sia passata in giudicato, Finanza&Progetti non è mai più stata convocata ai tavoli tecnici — spiega l’avvocato Domenichelli —. E in più la Regione ha dichiarato decaduto l’interesse su Padova ovest basandosi solo sulla posizione del Comune, senza tenere in considerazione il parere del privato promotore, nonostante la legge preveda in questi casi il contraddittorio». Da qui il secondo ricorso, sempre con richiesta di 133 milioni di risarcimento, inoltrato il mese scorso. L’udienza è fissata per metà settembre.
La Regione dice che dopo la sentenza aveva chiesto a F&P se potesse risolvere i problemi idraulici di Padova ovest e che la riposta era stata sì, ma con costi aggiuntivi. E allora era stata accolta l’opzione Padova est. «Abbiamo chiesto se il project potesse esservi adattato, ma da Palazzo Balbi ci hanno detto che non abbiamo più titolo per interloquire — ricorda Domenichelli —. E allora abbiamo inviato ai soggetti del comitato tecnico una nuova ipotesi per Padova est, però non l’hanno considerata». La Regione chiarisce che tale opzione richiederebbe l’apertura di un’altra procedura e ulteriori spese. Il legale dei privati smentisce.
Intanto che cosa si sta facendo per non perdere altro tempo? «Si deve convocare una Conferenza dei servizi con i soggetti interessati, chiamati a scegliere il tipo di procedura che indichi formalmente la scelta di Padova est — illustra l’avvocatura regionale —. Al momento non c’è. A seconda di quello che decideranno gli enti coinvolti, potrebbe bastare un atto di indirizzo della giunta comunale o, previa fiducia della giunta, una lettera del sindaco Bitonci. Ma se viene richiesta una variante urbanistica, c’è bisogno del parere del consiglio comunale e della Provincia (l’unica a non aver votato per Padova est, ndr). Il tavolo di martedì deve decidere quale strada seguire per arrivare all’atto ufficiale di designazione di Padova est. Dopodiché potremo avviare l’iter per la realizzazione del nuovo ospedale. L’esposto? Non è di nostro interesse, sembra più un atto politico».
L’altro nodo da sciogliere sono i soldi. Dove trovare 650 milioni? Dal pubblico, dal privato, metà e metà? Per ora l’unica certezza arriva dal ministero della Salute: «Non è mai pervenuta la domanda di finanziamento del nuovo ospedale di Padova dalla Regione Veneto. L’ultimo stanziamento richiesto dal Veneto, e ottenuto, sono i 2,8 milioni per l’adeguamento sismico dell’Azienda ospedaliera (in effetti in corso, ndr)».
Bitonci:«Inchiesta? È sabotaggio politico di chi sa che realizzerò il nuovo ospedale»
Il sindaco porta in procura i democratici: «La magistratura si chieda perché Zanonato e company ci tenevano tanto a Padova Ovest al punto da voler spendere cento milioni in più di Padova Est»
padova Un esposto in procura firmato dal democratico Alessandro Naccarato che diventa un fascicolo conoscitivo nelle mani di un magistrato e della guardia di finanza, un ricorso milionario al Tar da parte di Finanza e Progetti inviperita per l’esclusione dal project del Nuovo ospedale e perfino un paio di attacchi da parte del governatore Luca Zaia che, pur avendo lo stesso colore politico del primo cittadino di Padova, sulla vicenda tradisce un certo nervosismo. Insomma, a differenza del clima nordestino che in questi giorni butta pioggia a più non posso, quello creatosi dopo la decisione del sindaco Massimo Bitonci di spostare l’ospedale da Ovest a Est è decisamente rovente.
Sindaco, la strada del nuovo ospedale sembra sempre più in salita. Prima polemiche a non finire, adesso anche un fascicolo in procura con rischio di ulteriori rallentamenti. A questo punto non era meglio lasciare l’opera a Padova Ovest?
«Assolutamente no. Padova Est è decisamente più adatta».
Perché?
«Quando ho visto i pareri tecnici su Padova Ovest, mi sono reso conto che era necessario spendere tra i sessanta e i settanta milioni di euro dei contribuenti per mettere in sicurezza idrogeologica l’area e che erano necessari altrettanti soldi per iniziare gli espropri dei terreni privati. Con Padova Est si risparmia quasi un centinaio di milioni di euro. Non mi sembra poco».
Resta il fatto che spostare l’ospedale a Padova Est ha rallentato la procedura.
«Falso. A Padova Ovest non erano ancora cominciati gli espropri. L’amministrazione precedente non aveva fatto un bel nulla. Il progetto del nuovo ospedale ha fatto più passi avanti nei miei due anni di mandato che nei dieci anni precedenti».
Non ci saranno rallentamenti nemmeno con le indagini della procura di Padova?
«Spero proprio di no per il bene di tutti i padovani. Anche perché sull’esposto di Naccarato c’è poco da capire. Non ha alcun fondamento. È solo una questione politica: quelli del Pd vedono avvicinarsi velocemente l’accordo di programma per fare il nuovo ospedale a San Lazzaro e reagiscono in maniera scomposta dicendo cose false e facendo esposti immotivati. Anzi, sono stufo. Ora querelo io quelli del Pd».
Sulla base di cosa?
«Porto un fascicolo in procura chiedendo alla magistratura di indagare sul perché il Pd e Flavio Zanonato in primis ci tenessero tanto a fare il nuovo ospedale sui terreni di alcuni privati ad Ovest, tanto da essere disposti a pagare con fior fiore di soldi pubblici anche le bonifiche, che non sono necessarie in altre zone come Padova Est».
Lei ha un’ipotesi?
«Certo che ce l’ho. Non mi sono dimenticato che il nome di Zanonato è finito nel fascicolo della procura di Venezia sul Mose per una cena al ristorante le Calandre dove ha parlato di nuovo ospedale con altri personaggi coinvolti nell’inchiesta come l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati»
Quel filone dell’inchiesta comunque si è risolto con un nulla di fatto.
«Con quest’esposto di Naccarato l’archiviazione sarà ancora più semplice, visto che tutto quello che è stato fatto a Padova Est è pubblico. Io non sono andato a cena al ristorante con nessuno, ho incontrato pubblicamente il liquidatore dei terreni di San Lazzaro (il commercialista Simone Salata) e ho fatto avanzare il progetto con riunioni di giunta e consigli comunali. Quello che ho fatto io, a differenza dei miei predecessori, è tutto pubblico, controllabile e perfettamente legale».
Nell’esposto si suggerisce che i privati hanno saputo con anticipo il cambio di destinazione d’uso dei terreni di Padova Est e quindi hanno potuto trarre vantaggio dal fatto che le aree aumenteranno di valore con la realizzazione del nuovo polo medico.
«Il piano di lottizzazione di Padova Est è stato fatto ancora dall’amministrazione Zanonato. Là dove abbiamo deciso di mettere l’ospedale doveva sorgere un centro commerciale con al centro il Leroy Merlin. Immagino che sia questo quello che ha attirato i privati».
In campagna elettorale voleva ricostruire l’ospedale nuovo su vecchio. Poi voleva farlo in via Corrado. Alla fine ha scelto Padova Est. Perché?
«In campagna elettorale ho ascoltato i cittadini che volevano farlo nuovo su vecchio. Poi l’università ci disse che era impossibile perché aveva bisogno di uno spazio molto più grande. Allora indicammo via Corrado. E là fu la Regione che voleva un’area diversa. Alla fine optammo per Padova Est perché l’area è libera, i privati hanno grosse ipoteche con le banche e quindi ci danno i terreni gratis e la viabilità è già tutta progettata con il piano dell’Arco di Giano. Insomma: Padova Est era per tutti la soluzione più economica e più rapida per rispondere alle esigenze della sanità padovana».
Non mette in conto il ricorso di Finanza e Progetti?
«Ricorrere è lecito ma il Tar è stato chiaro. Non dobbiamo niente a Finanza e Progetti. Non ci saranno sprechi»
Anche Zaia però ha protestato per i rallentamenti nella consegna dei terreni da parte del Comune alla Regione.
«Il cronoprogramma è pubblico: c’è scritto consegna entro il 30 giugno. Martedì abbiamo il tavolo in Regione e in due settimane la consegna sarà effettuata senza problemi. Da quel giorno sarà compito della Regione trovare i soldi».
Il Corriere del Veneto – 4 giugno 2016