È davvero un gran pasticcio, questa storia di Veneto Promozione, la società creata nel 2011 dalla Regione e da Unioncamere ( fifty-fifty nel capitale sociale) con l’obiettivo di razionalizzare i fondi destinati alla promozione e all’internazionalizzazione delle imprese, fare massa critica nell’attrazione di capitali (europei soprattutto) e insomma, «fare sistema» come piace dire ai capitani d’industria, evitando di andare per il mondo in ordine sparso promuovendo il made in Vicenza e il made in Treviso là dove manco sanno dove sia il Veneto e faticano a riconoscere pure il made in Italy .
Ebbene, cinque anni più tardi la situazione è questa: il presidente Giovanni Franco Masello, imprenditore, fondatore della Città della Speranza (cui devolve i 13 mila euro della sua indennità), nominato dall’allora assessore al Turismo Marino Finozzi di cui è amico e alla cui campagna elettorale del 2010 ha contribuito con 3 mila euro (entrambi sono vicentini), ha annunciato le sue dimissioni al consiglio di amministrazione salvo poi ritirarle con un’intervista al Giornale di Vicenza , precisando: «Non mi dimetto più a meno che Zaia non mi dica “stai a casa”. Non lo faccio per me ma per quei bravi dipendenti che stanno facendo un lavoro egregio, che qualcuno continua a cercare di buttare al vento». Quel qualcuno è la mano anonima che da diverse settimane sta passando ai giornali esempi di presunti sprechi, come l’ormai celeberrima gara ciclistica a Rio de Janeiro, ma anche i 221 mila euro spesi per il workshop «Veneto para voce» dedicato agli operatori brasiliani, i 900 mila euro per le fiere e le missioni a San Paolo e a Gramado, gli 8 mila 200 euro per la traduzione in portoghese del sito www.veneto.eu o i 38 mila euro per lo sviluppo della presenza su TripAdivsor. Tutte accuse raccolte dal Movimento Cinque Stelle in tre interrogazioni al nuovo assessore di reparto Federico Caner e che adesso, annuncia il capogruppo Jacopo Berti, «trasformeremo in un esposto alla procura della Corte dei conti, perché abbiamo in mano tutte le carte e abbiamo scoperto cose davvero incredibili».
Certo l’atteggiamento della Regione non aiuta e un episodio su tutti è utile a capire. Le dimissioni di Masello (quelle che fecero esultare Berti: «L’abbiamo fatto saltare come un tappo di Prosecco» ma poi sono state ritirate proprio per far dispetto a Berti) risalgono al 4 maggio. Il giorno successivo Caner si presenta in giunta e relaziona al governatore Luca Zaia che, già indispettito dagli articoli di stampa e dalle continue polemiche in consiglio, s’infuria e ordina perentorio la messa in liquidazione della società: «Basta, non ne voglio più sapere». A malincuore, è lecito pensare leggendo la delibera: «Nei suoi pochi anni di operatività Veneto Promozione ha realizzato numerose e valide attività a sostegno del sistema economico veneto – vi sta infatti scritto – ad esempio, nel triennio 2013–2015, iniziative di formazione, promozione e assistenza alle imprese che hanno interessato oltre 22.000 aziende». E infatti che fa la giunta nella stessa seduta, col voto unanime dei presenti (Zaia incluso?) approva un’altra delibera con cui affida a Veneto Promozione, per cui erano state suonate le campane a morto solo 5 minuti prima, un nuovo progetto per la valorizzazione del turismo nell’Alto Adriatico del valore di 105 mila euro. Ma come? «La società non si chiude con un tic-tac , non è così semplice – spiega Caner – e mi costa comunque 800 mila euro l’anno per cui, detto che verrà chiusa, finché non sarà completata la procedura di liquidazione continuerà la sua mission. Le farò organizzare anche Buy Veneto». Vale a dire il più importante evento del turismo regionale.
Intanto i 22 dipendenti che rischiano il posto si sono organizzati, hanno chiesto e ottenuto l’intervento dei sindacati ma soprattutto 170 lettere di altrettanti imprenditori disposti a firmare sull’utilità della società. Lo dicono anche il segretario di Unioncamere Gian Angelo Bellati («Il lavoro è stato ottimo, con grande soddisfazione delle aziende, non vedo come si possa sostituire questa realtà ora che dobbiamo assegnare un bando Ue da 1,5 milioni») e l’ex presidente del Centro estero delle Camere di commercio Paolo Doglioni: «L’insuccesso di Veneto Promozione non è questione né di visione né di competenze ma solo di governance». E di chi sarebbe la colpa? In Regione non hanno dubbi: al netto del «caratteraccio» di Masello, proprio delle Camere di commercio che al momento della creazione di Veneto Promozione avrebbero dovuto chiudere le società da loro via via create nel tempo per gli stessi scopi ma non l’hanno fatto, dando vita ad una guerra fratricida per l’accesso ai fondi (solo l’internazionalizzazione vale 3,6 milioni l’anno) tra sgambetti, ostruzionismi, rifiuti a collaborare: «Vicenza in particolare – ha detto Masello – ci sta facendo la guerra». Non solo, sempre le Camere di commercio non avrebbero proceduto con la nomina del direttore generale (era di loro competenza) e in qualche caso manco avrebbero pagato la quota annuale (dei 4 milioni ricevuti dalla società nel 2015, 3,7 milioni li ha messi la Regione…).
«Io non metto in discussione l’utilità di Veneto Promozione – dice Zaia – ma non posso accettare che la società faccia la guerra con le Camere di commercio e poi ognuno si muova per conto proprio. Tra l’altro non ho mai ricevuto tante esortazioni a tenerla aperta, e attestazioni di stima, come da quando ho annunciato che intendo chiuderla, volontà che però confermo e anzi, mi appello ai nostri imprenditori: se qualcuno di voi vuole la quota della Regione, siamo pronti a regalargliela. Così vedremo se chi invita a “pensare in grande” è anche in grado di “fare in grande”».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 22 maggio 2016