Fuoco a volontà sulle nutrie. Ma anche trappole, esche avvelenate e – opzione pietosa – contraccettivi. Nei confronti della specie invasiva, in serata, il Consiglio regionale ha decretato il «contenimento finalizzato alla eradicazione», tortuosa dizione riassumibile in una parola: sterminio. Una condanna senza appello, preceduta dalla lettura dei capi d’imputazione da parte del relatore legislativo, il consigliere leghista Gianpiero Possami
In terra veneta le nutrie – stimate in «qualche milione di esemplari» – danneggiano le colture agricole e soprattutto provocano un rischio idrogeologico per l’attitudine a scavare lunghe gallerie e tane sotterranee nei pressi degli argini fluviali, aggrediti e letteralmente erosi dai roditori che si cibano delle piante che costellano l’idrografia superficiale. I consorzi di bonifica segnalano picchi di rischio nel Padovano, nel Veneziano e in Polesine, circostanza che – abbinata alle furiose proteste degli agricoltori – ha spinto l’assemblea ad approvare la soluzione più radicale.
Ma chi provvederà alla loro eliminazione? Dopo una discussione protrattasi per due sedute, si è stabilito che la Regione formulerà i «piani di abbattimento» per le sette province e che i “gruppi di fuoco” comprenderanno la polizia provinciale e i guardacaccia nonché i cacciatori e i “volontari” in vena di tiro al bersaglio, purché muniti di regolare porto d’armi e del patentino rilasciato previa corso d’addestramento. Le nutrie potranno essere braccate in ogni periodo dell’anno, sia di giorno che di notte, anche nelle oasi protette perché la loro eliminazione sistematica non è equiparata ad attività venatoria. Non è tutto: la legge, finanziata con 75 mila euro per il secondo semestre dell’anno, prevede rimborsi-spesa e incentivi a chi porterà le carcasse animali nei centri di raccolta per lo smaltimento finale.
In aula, il confronto è stato ravvivato dagli ultras delle opposte fazioni. Sergio Berlato, portavoce delle “doppiette” e capogruppo di Fratelli d’Italia, ha inveito contro il «terrorismo ideologico degli animalisti», esibendo foto di questi ultimi che coccolano le detestatissime nutrie e punzecchiando la dem Alessandra Moretti «che va a cena con le associazioni venatorie e poi strizza l’occhio a chi protegge le specie dannose augurando la morte ai cacciatori». L’ambientalista del Pd Andra Zanoni, viceversa, ha contestato punto su punto il provvedimento, definito «un espediente per armare la gente» e rimarcando la normativa europea che vieta di infliggere «angoscia e sofferenza» agli animali. Di altro tenore, l’obiezione di Patrizia Bardelle: poliziotta in aspettativa, l’esponente del M5S giudica «inaccettabile» consentire a persone «non qualificate» la libertà di sparo in campagna e in città, anche nelle ore notturne. Entrambi, a titolo personale, hanno votato contro: i sì invece sono stati 37, sei le astensioni perlopiù di marca 5 Stelle. (Il Mattino di Padova)
La guerra alle nutrie si fa legge: «Ora si può anche sparare». Via libera della Regione. Stanziati 250mila euro
L’abbattimento delle nutrie in Veneto da ieri è legge. Con 37 voti a favore, 2 contrari e 6 astenuti, in serata il consiglio regionale ha approvato il testo che inquadra il contenimento del myocastor coypus. Si tratta per l’appunto di una cornice normativa, entro cui la giunta dovrà dettagliare le misure finalizzate all’eradicazione della specie, ma che stabilisce già quali armi potranno essere usate e quanti soldi saranno a disposizione.
Com’è ormai tradizione per ogni dibattito che veda contrapposti da un lato il cacciatore Sergio Berlato (supportato in questo caso dal relatore Gianpiero Possamai) e dall’altro l’animalista Andrea Zanoni (spalleggiato nella circostanza dall’oppositrice Patrizia Bartelle), la discussione sui sei articoli del testo originario e sulla miriade di emendamenti presentati ha riservato al resoconto stenografico pagine di assoluta comicità. Come quando, in risposta a Zanoni che poco prima aveva auspicato il rispetto delle raccomandazioni europee nei confronti degli esemplari («siano loro risparmiati dolore, angoscia e sofferenza»), Berlato ha ironizzato sulla stazza di «queste povere bestioline… ma lo sapete che sono toponi da 16 o 17 chili?». O come quando dai banchi della presidenza sono stati evocati «lo sceriffo di Nottingham» e «la foresta di Sherwood», in continuità con lo spettro di «Robin Hood» che a lungo ha aleggiato sull’aula consiliare.
I nodi da sciogliere erano infatti due: armi e soldi. Per quanto riguarda le prime, il provvedimento licenziato dalla commissione Ambiente prevedeva cinque possibili metodologie: «Armi comuni da sparo. Armi da lancio individuale. Trappolaggio con successivo abbattimento dell’animale. Metodi e strumenti scientifici, messi a disposizione dalla comunità scientifica. Ogni altro sistema di controllo selettivo individuato dalla Regione Veneto». Quest’ultima previsione ha scatenato chiacchiere in libertà: «Magari potremmo pensare ai preservativi…», ha scherzato Berlato, subito pronto a puntualizzare che «anche se viene sterilizzata secondo metodiche ecologiche, la nutria continua a mangiare il radicchio degli agricoltori e a scavare le buche lungo gli argini». Così è stata trovata un’ampia maggioranza sulla possibilità di impiegare carabine e trappole («ma sarà il regolamento dell’assessorato a stabilire con precisione quali e come e quando», ha sottolineato Possamai), mentre è stata cancellata la facoltà di utilizzare archi, frecce, balestre ed altri arnesi alla Robin Hood, per l’appunto, in quanto ritenuti troppo pericolosi in rapporto all’esiguità dei veneti in grado di maneggiarli. A cacciare le nutrie potranno essere infatti solo i soggetti selezionati dalle Province, in base ai requisiti posseduti da ciascuna categoria: polizia provinciale e locale, agenti venatori volontari, guardie giurate, operatori della vigilanza idraulica, proprietari o conduttori dei fondi agricoli, cacciatori muniti di licenza e altre persone purché autorizzate. Esulta Coldiretti Veneto, che ora auspica «una legge quadro sui danni della fauna selvatica».
Quanto invece alla copertura finanziaria, dopo un confronto coi tecnici del Bilancio sono stati stanziati 250.000 euro, necessari essenzialmente per acquistare le trappole e smaltire le carcasse, che prevedibilmente abbonderanno sul territorio, in virtù della legalizzazione dell’abbattimento. «Questa dotazione è fondamentale, altrimenti scarichiamo il problema sui Comuni», ha rimarcato il dem Piero Ruzzante, salutato da un lungo applauso bipartisan al suo ritorno in aula dopo l’intervento al cuore.
Il Corriere del Veneto – 18 maggio 2016