Grazie alla campagna di vaccinazioni, l’OMS ha dichiarato di avere sotto controllo le infezioni in Africa. Ma avverte di prestare attenzione alla diffusione in altri Paesi. L’epidemia di febbre gialla in Angola e i due focolai in Uganda e Congo sarebbero sotto controllo, ma nei Paesi africani c’è allerta per un’eventuale diffusione, anche all’estero, nei partner commerciali. A dichiaralo è stata ieri l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
La febbre gialla è difficile da individuare nelle prime fasi e si diffonde rapidamente. La zanzara responsabile della diffusione, la stessa che veicola il virus Zika, punge di giorno e ha prosperato durante il fenomeno atmosferico noto come El Nino, che ha causato un riscaldamento dell’Oceano Pacifico al largo delle coste del Sud America negli scorsi anni. “Quello che speriamo è che El Nino non sia più veloce di noi – ha dichiarato Sylvie Briand, capo del Dipartimento di Malattie Pandemiche ed Epidemiche dell’OMS -. Siamo preoccupati per altri Paesi che hanno un’elevata diffusione della zanzara incriminata”, ha spiegato.
In Angola oltre 2.000 casi
Nella capitale dell’Angola, Luanda, i primi casi sono stati registrati in un ristorante sei mesi fa, quando un gruppo di amici, alcuni dei quali morirono, fu sospettato di essere andato incontro a un’intossicazione. Solo quando morì anche il ristoratore fu dato l’allarme per la febbre gialla. Da allora, in Angola ci sono stati 2.267 casi sospetti e 293 decessi. Di questi, 696 sono stati confermati, di cui 445 nella provincia di Luanda.
La Repubblica Democratica del Congo, invece, ha registrato 41 casi confermati, la gran parte dei quali importati dall’Angola, “ma il focolaio è stato scoperto subito e la diffusione è stata fermata in tempo”, ha spiegato Briand. E anche l’Uganda, che ha sette casi confermati nelle zone rurali, ha affrontato bene l’emergenza.
Ad oggi, la popolazione di Luanda è quasi completamente vaccinata, ma per questa campagna è stata usata quasi l’intera riserva di vaccini mondiale. “La fornitura di vaccini, che normalmente è sufficiente, potrebbe non bastare se avremo nuovi focolai nei prossimi mesi”, ha avvertito Briand.
Chi rischia di più
Un rischio concreto è rappresentato, per esempio, dai lavoratori del settore petrolifero stranieri che potrebbero portare con loro la malattia. Il Portogallo e la Cina, che hanno stretti legami con l’Angola, hanno entrambi preso delle misure per proteggersi, come ha dichiarato l’esperta dell’OMS. Ma molti Paesi africani non hanno la copertura vaccinale per i bambini e la Nigeria, che ha avuto di migliaia di morti per febbre gialla in un’epidemia scoppiata negli anni Ottanta, “sarebbe ancora un Paese a rischio”, ha sottolineato Briand.
Fonte: OMS – Tom Miles (Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
12 maggio 2016