Il Def 2016 non affronta in modo specifico il capitolo “riforma pensioni” e «non si addentra» sul ruolo del sistema creditizio «in relazione alla flessibilità pensionistica» ma ribadisce comunque il ruolo fondamentale del sistema pensionistico nazionale per la stabilità del Paese. In questo quadro, esistono sicuramente «margini per ragionare sia sugli strumenti sia sugli incentivi per migliorare le opportunità per chi sta per andare in pensione e per chi deve entrare nel mondo del lavoro».
L’apertura a ragionare su «forme di finanziamento complementare» è arrivata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sentito questa mattina dalle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato sul Def 2016 appena presentato dal Governo.
Clausole di salvaguardia 2017, “sterilizzazione” con «manovra alternativa»
In apertura, uno dei temi su cui si è incentrato l’intervento esplicativo del ministro ha riguardato il superamento delle clausole di salvaguardia che potrebbero attivarsi nel 2017. Il loro valore complessivo, ha spiegato il ministro, è pari allo 0,9 del Pil, e la loro sterilizzazione «avverrà attuando una manovra alternativa che verrà definita nei prossimi mesi». Tale manovra «garantirà un indebitamento netto pari all’1,8% del Pil del 2017, attraverso misure di revisione della spesa pubblica, comprese le spese fiscali e interventi che accrescono l’adempimento, riducendo i margini di evasione ed elusione delle tasse».
Sulla «necessità di evitare» che l’anno prossimo scattino le clausole di salvaguardia è intevenuto poco dopo anche il presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri, che nel corso della sua audizione sul Def davanti alle commissioni ha suggerito al governo di cogliere «l’occasione» per rivedere la struttura delle imposte dirette. Questo, ha puntualizzato, «non per modificare il livello delle aliquote, ma per rivedere la distribuzione della base imponibile tre le diverse fasce (oggi particolarmente concentrato su quelle agevolate)». Tale intervento, ha concluso, dovrebbe essere «eventualmente accompagnato con misure dirette a evitare effetti indesiderati sulle categorie piu’ deboli».
Nel 2016 ancora crescita e consolidamento dell’economia
Nel suo intervento, il ministro dell’Economia si è poi detto ottimista sulla ripresa: nel 2015, «dopo 3 anni consecutivi di contrazione» l’economia italiana «è tornata a crescere», e nel 2016 «la crescita continuerà e si consoliderà». «L’occupazione migliora, i conti pubblici migliorano, la pressione fiscale scende», ha aggiunto il ministro, grazie a «una politica fiscale rigorosa e misure espansive e riforme strutturali» che continuano nonostante il peggioramento del quadro internazionale. Quanto alla riduzione del rapporto debito-pil, questa resta prioritaria per il governo ed è «fondamentale per mantenere la fiducia dei mercati».
Debito e pessimismo Fmi: «Staremo a vedere chi ha ragione»
Sempre sul fronte dei conti pubblici, rispondendo a una domanda sulle stime del Fmi che vedono in crescita il debito italiano per quest’anno, al contrario di quanto previsto dal governo, il ministro ha preso posizione contro il pessimismo del Fondo monetario internazionale: «Staremo a vedere chi ha ragione». La previsione del Fmi, ha spiegato nel corso dell’audizione, «si basa su una crescita reale e nominale peggiore della nostra e non tiene conto dei proventi delle privatizzazioni». Inoltre «gli errori di previsione del Tesoro sono tra i più bassi in assoluto e lo vediamo nella verifica sui dati a consuntivo 2015». «Ho grande rispetto per il Fondo – ha concluso – ma tutti possono sbagliare le previsioni».
Variazione saldo strutturale compatibile con Patto Stabilità
Illustrando ai parlamentari i contenuti del Def Padoan ha sottolineato come la prevista variazione del saldo strutturale «costituisce una deviazione, ma non significativa, bensì compatibile con quanto previsto dal braccio preventivo» del Patto di stabilità e crescita. «L’obiettivo di medio termine per i Paesi con debito superiore al 60% del Pil richiederebbe che il saldo migliorasse di 0,5 punti percentuali: il Governo lo ritiene inopportuno e controproducente operare una ulteriore stretta stretta fiscale», ha spiegato il ministro, in un quadro di rafforzamento programmatico della ripresa. Il saldo strutturale in base alle nuove previsioni risulterebbe in peggioramento di circa 0,7 punti percentuali: in questo senso l’ultima indicazione della Commissione europea «va riconsiderata tenendo conto delle richieste avanzate entro i limiti massimi di flessibilità secondo l’accordo tra paesi e approvato dall’Ecofin».
Riforme strutturali «insoddisfacenti» in molti Paesi Ue
«L’Italia risulta il Paese dell’Unione europea che finora ha fatto maggiore ricorso al Piano Juncker» per il rilancio degli investimenti, ha rilevato il ministro, convinto peraltro che «l’intonazione della politica di bilancio nell’area euro appare restrittiva», mentre ha definito «insoddisfacenti» i progressi di molti Paesi nelle riforme strutturali, un fronte dove l’Italia sta invece facendo grandi sforzi. Nel complesso, lo scenario macroeconomico delineato dal governo nel Def «tiene conto del peggioramento quadro economico internazionale». Il rallentamento dell’economia mondiale è stato indicato da osservatori, analisti e istituzioni come uno dei rischi che gravano sulle prospettive della crescita italiana nel 2016.
Il sole 24 ore – 19 aprile 2016