Sale operatorie a ranghi ridotti, liste degli interventi programmati saltate, così come molte visite, per gli ambulatori in sofferenza ma anche a causa delle tante disdette arrivate proprio in vista dello sciopero generale che ieri ha tenuto in scacco l’Azienda ospedaliera. La mobilitazione del personale del comparto, indetta da Cgil, Cisl e Uil a vent’anni dall’ultima per contestare una condizione ormai cronica di sottorganico (mancherebbero almeno 200 infermieri e 70 operatori sociosanitari), ha coinvolto 4400 lavoratori, con un’adesione calcolata dai sindacati in una percentuale tra il 60% e il 70%.
Confermata dalla direzione generale nelle 55 sale operatorie, dove hanno incrociato le braccia 87 infermieri su 140, e nelle due piastre endoscopiche, gravate dall’astensione di 16 operatori su 11. In generale nella sola mattinata ha protestato il 15,7% del personale (220 persone su 1400), negli 80 reparti con degenza non si sono presentati 20 dipendenti su 700, nei sei gruppi ambulatoriali hanno dato forfait 70 dei 350 operatori e nei servizi di Microbiologia, laboratori, Radiologia e Anatomia patologica hanno partecipato alla manifestazione in 32 su 194. Garantite le urgenze, compresi due trapianti, uno di fegato e uno di rene.
«E’ andata bene — commenta Luigino Zuin della Uil — ma è solo l’inizio di un percorso che prevederà altri scioperi, un sit-in in Regione e forme diverse di rivendicazione, come lo stop alla pronta reperibilità gratuita, al prolungamento dell’orario, agli straordinari e all’attività privata». «Non ci fermeremo finchè non ci ascolteranno — promette Fabio Turato della Cisl — abbiamo il diritto a una vita normale. Basta con il superlavoro e la rinuncia a ferie e riposi». «Siamo molto contenti della risposta dei lavoratori — ammette Giancarlo Go’ della Cgil — ma ora ci attendono momenti delicati, di trattative e proteste». Dal canto suo il direttore generale, Luciano Flor, ha spiegato a una delegazione dei sindacati: «Non abbiamo disponibilità economiche per nuove assunzioni, dovrà essere la Regione a dirmi come procedere e cosa tagliare per recuperare risorse». Palla presa al volo dal governatore Luca Zaia, ieri a Padova: «E’ una protesta ragionevole e posso dire che l’orario europeo ci impone di incrementare gli organici quindi, anche se non sarà facile a causa dei tagli dei finanziamenti statali, troveremo una soluzione. Daremo una mano ai nostri operatori e faremo nuove assunzioni». In linea il rettore Rosario Rizzuto: «Comprendo le rivendicazioni del personale, medici compresi, al quale va riconosciuto il merito di continuare a garantire assistenza e cura di qualità con grande senso di responsabilità, pur sotto pressione per un carico di lavoro molto elevato e con il disagio di lavorare in una struttura ormai inadeguata all’eccellenza raggiunta».
Altro assist colto da Zaia: «Confermo l’impegno per il nuovo Policlinico universitario. Stiamo scrivendo l’accordo di programma, al quale seguirà il conferimento ufficiale dell’area di Padova est da parte del Comune, visto che l’opzione Padova ovest per noi è definitivamente tramontata. Poi ci sarà la relazione dell’advisor per la scelta della modalità di finanziamento: ci vogliono 650 milioni. Ne abbiamo 150, dobbiamo vagliare la migliore soluzione, guardando i tassi di interesse: project, project misto, stanziamento solo pubblico. Ho chiesto il totale finanziamento alla Bei, con cui mi relaziono da tre anni, ma anche al governo, che spero lo conceda. Confido di avviare entro l’anno l’iter per la gara d’appalto».
Il presidente del Veneto ieri era al Bo per la presentazione dello studio «A Brave Trial», la prima ricerca al mondo finalizzata a verificare la praticabilità di terapie immunologiche per combattere il tumore al seno di tipo «triplo negativo», non trattabile con terapie ormonali e biologiche, ma solo con la chemioterapia. Alla quale però il 60% delle pazienti non risponde. La ricerca, coordinata dallo Iov, costerà 10 milioni, corrisposti dalla multinazionale Merck, coinvolgerà 360 donne, gli Atenei di Padova e Verona e oltre 40 ospedali italiani.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 16 aprile 2016