L’epidemia di Ebola che ha flagellato Guinea, Sierra Leone e Liberia, ormai non è più preoccupante. Ad annunciarlo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in un momento in cui altre due emergenze internazionali, poliomielite e soprattutto Zika, catalizzano risorse e attenzione.
«L’epidemia di Ebola in Africa Occidentale non è più un’emergenza» ha annunciato la direttrice generale dell’Oms Margaret Chan «anche se la vigilanza e la capacità di risposta devono essere mantenute». Era stata proprio Chan ad annunciare che l’epidemia era un’emergenza internazionale l’8 agosto del 2014, in un momento in cui c’erano migliaia di nuovi casi alla settimana e il virus sembrava fuori controllo. La risposta internazionale generata dalla dichiarazione ha ridotto i casi, anche se ad un ritmo più basso di quanto preventivato. Negli ultimi mesi a frustrare gli sforzi si sono manifestati focolai che nascono all’improvviso apparentemente “dal nulla”, ma che sono invece dovuti alla persistenza del virus nei sopravvissuti.
«Tutte le catene di trasmissione originarie dell’epidemia sono state interrotte, vediamo sempre meno cluster» ha spiegato il vice direttore del comitato per l’emergenza Robert Steffen «e in questi cluster la reazione dei singoli paesi è stata adeguata e tempestiva. Per questo il comitato ha raccomandato la fine dello status di Emergenza Internazionale, e di riformulare tutte le raccomandazioni eliminando tutte le restrizioni ai viaggi». Fino a questo momento, ha sottolineato Chan, sono stati 12 i “flare up” registrati, ma i singoli paesi hanno ormai le risorse e l’esperienza per affrontarli. Tutte le eventuali restrizioni ai viaggi che dovessero essere rimaste attive devono quindi essere rimosse. L’epidemia si chiude con 28.639 casi e 11.316 morti, oltre a circa diecimila sopravvissuti. Proprio su questi si appunta l’attenzione degli esperti per il rischio che continuino a trasmettere il virus. «Studi in corso ci dicono che il 90% dei sopravvissuti maschi ha il virus nel seme dopo tre mesi, ma solo l’1% dopo un anno» ha spiegato Steffen «mentre in un paio di casi è rimasto oltre il quindicesimo».
Doctor33 – 31 marzo 2016