di Rosanna Magnano. Una rete formativa regionale e interregionale per i medici specializzandi costituita sia da strutture universitarie sia da strutture ospedaliere, pubbliche e private accreditate e contrattualizzate con il Ssn ma anche da strutture dipartimentali territoriali e dagli Istituti zooprofilattici sperimentali. Il tutto fondato sulla «preliminare individuazione dei distinti fabbisogni complessivi specialistici, dei medici chirurghi e dei medici veterinari, di medicina generale e per le cure primarie pediatriche»; con la figura di un medico tutor che affianchi il giovane medico in formazione.
Ma anche stabilizzazione dei precari, regole certe per determinare i fabbosogni di personale e un tetto del 2% per il lavoro atipico. Sono questi alcuni dei paletti fissati dall’intersindacale nella nuova versione della «Bozza del disegno di legge delega in materia di gestione e sviluppo delle risorse umane ex art. 22 del Patto per la salute» inviato oggi al ministero della Salute in preparazione dell’incontro di martedì prossimo 5 aprile.
«Si tratta di una proposta ancora parziale – spiega il segretario nazionale dell’Anaao Assomed Costantino Troise – dal momento che manca ancora il nodo dell’accesso alla professione: le Regioni si erano espresse a favore dell’ingresso nel Ssn senza la specializzazione e questo aspetto lo chiariremo meglio. Ma si tratta di un documento innovativo in cui i medici si propongono come soggetti promotori del cambiamento». La novità sostanziale, secondo Troise, è il superamento della storica separazione tra Ssn e Università, «mondi paralleli – continua Troise – che non si sono mai incontrati. Ora finalmente si crea un’alleanza, prevista da molte norme, ma finora rimasta sulla carta». Nella bozza c’è poi «uno strumento applicativo rapido per la stabilizzazione degli attuali 15mila medici precari. E per evitare la formazione di nuove sacche andranno definite quali sono le tipologie di lavoro flessibile adatte alla sanità, secondo quanto previsto dall’articolo 17 della legge Madia (Riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche ndr) e già presente nella legge Biagi». E poi gli standard per il personale: «Si tratta dei famosi livelli essenziali organizzativi, che dovranno essere validi sia per l’ospedalità pubblica che per quella privata e in tutte le Regiono in modo omogeneo». Infine le carriere, che assicurino pari dignità di ruolo ed economica sia per chi sceglie un percorso professionale sia per chi opta per un ruolo gestionale: «Bisogna lasciare liberi i talenti – conclude Troise – ed evitare così la corsa alle strutture complesse, che finora sono state l’unica via per il medico per ottenere un riconoscimento e un’autonomia professionale ma che ha causato qualche eccesso in passato».
Per Riccardo Cassi, presidente Cimo, il documento «è il frutto di un faticoso lavoro di mediazione tra posizioni distanti tra di loro, che alla fine ha dato i suoi frutti, in particolare devo registrare con soddisfazione la condivisione da parte di tutti della necessità di valorizzare una carriera professionale attraverso la valutazione delle competenze professionali».
Una quadratura complessa che andrà in ogni caso definita nei particolari. «Tra i punti fondamentali il percorso di stabilizzazione del precariato – sottolinea Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici – e il Ssn come luogo di formazione, le carriere professionali e non solo gestionali. Gli aspetti da chiarire ora saranno molti, per esempio andrà definito meglio il concetto di prevalenza».
Sulle carriere, infatti, che già nella bozza di metà marzo erano distinte tra professionale e manageriale, i sindacati propongono nel nuovo documento di disciplinare lo sviluppo di percorsi all’interno della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, introducendo, pur nella unicità del ruolo, «misure volte ad assicurare una maggiore flessibilità nei processi di gestione delle risorse umane, attraverso la definizione di percorsi di carriera rispettivamente caratterizzati da prevalente natura gestionale o da prevalente natura professionale».
Regole certe per la determinazione degli organici
Andrà inoltre definita una metodologia condivisa tra il Ministero della salute, le Regioni e il Ministero della Funzione pubblica, con il coinvolgimento dei sindacati per «individuare standard di personale nelle strutture pubbliche e private accreditate, al fine di determinare il fabbisogno di professionisti dell’area sanitaria», tenendo conto del regolamento sugli standard ospedalieri, delle Linee di indirizzo sul percorso nascita e delle necessità di adeguamento delle dotazioni organiche per la garanzia dell’erogazione dei Lea in maniera omogenea in tutto il Paese.
Stop al precariato , tetto massimo del 2%
E per garantire l’erogazione dei Lea e la sicurezza delle cure i sindacati medici chiedono specifiche «misure prioritarie per la stabilizzazione del personale precario, compreso quello con contratto di lavoro diverso da quello a tempo determinato, attraverso procedure concorsuali, anche tenendo conto della riorganizzazione delle rete dei servizi, con particolare riferimento al personale medico dei servizi di emergenza e urgenza». Come previsto dalla legge di Stabilità 2016 e dalla Disciplina delle procedure concorsuali riservate per l’assunzione di personale precario del comparto sanità (dpcm 6.3.2015).
Uno stop al precariato che passa anche dalla fissazione di un tetto massimo del 2% sul totale dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato per rapporti atipici, flessibili, libero professionali, di consulenza, di collaborazione coordinata e continuativa, a progetto, o comunque non rientranti nel contratto nazionale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria.
Il Sole 24 Ore sanità – 31 marzo 2016