La sentenza delle Sezioni unite della Cassazione sui rimborsi automatici per i precari della pubblica amministrazione potrebbe avere un impatto pesantissimo sui bilanci Pa, considerato che quasi tutti i 79.691 contratti a tempo determinato si protraggono da oltre 36 mesi e, in caso di ricorso in giudizio e certificazione dell’abuso del rapporto a termine il lavoratore avrà diritto al risarcimento, senza onere della prova, con indennità tra le 2,5 e le 12 mensilità.
Secondo il responsabile settori pubblici Cgil, Michele Gentile, la platea dei potenziali interessati dalla sentenza, depositata il 15 marzo, è di fatto coincidente con il totale degli occupati a termine, 79.691 (dati Aran sul 2014). Ciò, peraltro, senza includere la scuola «per cui si attendono altri pronunciamenti». Il sindacalista sottolinea poi come la Cassazione abbia «ripreso il tema del tempo determinato nella Pa, ribadendo l’impossibilità di trasformare il rapporto di lavoro in tempo indeterminato in forza dell’articolo 97 della Costituzione, che prevede l’accesso tramite concorso». Ma la Corte dice anche altro: «Se c’è un giudizio di abuso, di illegittimità, anche nel pubblico, come nel privato, vi può essere su un risarcimento certo, per il quale non bisogna provare niente, se non la durata oltre i 36 mesi». Inoltre per la Pa «l’indennizzo forfettario è un punto di partenza, poi si può anche dimostrare un danno maggiore». La sentenza pertanto, secondo il sindacalista, «pone con sempre più urgenza il problema delle stabilizzazioni, visto il blocco del turnover e l’esclusione dei co.co.co nella Pa dal primo gennaio 2017». Il rischio per la Cgil «è un’emorragia occupazionale e bisognerà che la riforma Madia ne tenga conto nell’esercitare la delega sul lavoro flessibile»
Il Sole 24 Ore – 27 marzo 2016