Erano riusciti a districarsi tra le migliaia di pagine di istruzioni del Feamp, cioè il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, a scovare il bando di gara e ad individuare le opportunità costituite dai ricchi finanziamenti comunitari per chi costruisce un cantiere nautico. Giunti a quel punto era bastato battezzare la società, definirne l’oggetto, fornire la descrizione dettagliata dei natanti per la pesca d’alto mare che l’iniziativa pugliese si proponeva di condurre al varo. Nessun intoppo: la società aveva già incassato più di 500 mila euro.
Peccato che non esistevano gli uffici, né tantomeno le navi. Un errore è stato fatale per i truffatori: avevano indicato come sede del bacino per il varo delle navi una località di campagna a più di dieci chilometri dalla costa. E non c’è voluto molto alla Guardia di Finanza per acciuffare gli undici protagonisti della frode e a denunciarli all’autorità giudiziaria.
E’ solo un esempio della lotta quotidiana che le Fiamme Gialle ingaggiano con truffe, frodi e magheggi che hanno per oggetto una delle fonti più ricche di denaro pubblico: i fondi strutturali europei. La torta è immensa: basti pensare che il programma 2013-2020 assegna all’Italia 41 miliardi, da spendere per lo sviluppo delle regioni svantaggiate. Purtroppo nonostante i controlli e le indagini delle Fiamme Gialle le truffe crescono. Il rapporto della Corte dei Conti appena stampato segnala una situazione sconcertante: nel 2015 c’è stato un aumento delle irregolarità del 73,1 per cento rispetto all’anno precedente portando la cifra complessiva delle risorse sottratte in Italia al contribuente europeo a oltre 142 milioni. In Europa non facciamo bella figura: la Corte dei Conti segnala che siamo al primo posto per maggiore incidenza delle frodi seguiti da Francia, Spagna, Belgio e Bulgaria. Nella relazione approvata il mese scorso dal Parlamento europeo sulla lotta alle frodi nell’agricoltura e nella pesca siamo, con Ungheria, Polonia e Romania, intestatari del 71 per cento delle irregolarità fraudolente nell’anno 2014. È vero tuttavia che ci portano in testa alle classifiche un sistema di controlli assai serrato, la nostra disponibilità a far accedere gli ispettori di Bruxelles (cosa che non avviene facilmente all’estero) e il trattamento statistico delle frodi che non attende che il provvedimento sia passato in giudicato per contabilizzarlo. Il mondo delle truffe sui fondi strutturali e comunitari si presenta come una fiera della fantasia: si va, come riporta testualmente la Corte dei Conti, dai contratti stipulati da defunti, alle dichiarazioni fittizie di produzione di olio, fino agli incrementi artificiosi di superfici coltivate. Proprio quest’ultimo è uno dei casi più clamorosi scoperti recentemente dalla Guardia di Finanza in Sicilia. Qualcosa non tornava nei documenti. Sono partiti i droni e sono stati attivati i satelliti del Sian, un vero e proprio catasto aereo: i terreni spacciati per agricoli erano invece laghi e rigogliosi boschi. Una truffa di 2,7 milioni che ha prodotto nove arresti e 57 denunce. Sono scattati anche sequestri conservativi: come del resto chiede anche l’Europa.
Su altri fronti ci si può affidare a quella struttura di studi professionali in grado di allestire un progetto senza troppi scrupoli. A quel punto si può fare a meno di iniziare i lavori, oppure comprare macchinari usati invece che nuovi: basta presentare fatture false, magari emesse all’estero o improbabili fotocopie di assegni come testimonianza del pagamento e arrivano, tranche dopo tranche, le erogazioni. Naturalmente non sempre la ciambella riesce con il buco: come è avvenuto in un’altra zona della Sicilia dove erano stati organizzati corsi professionali fantasma per 300 giovani del settore alberghiero. Corsi mai fatti ma fatturati per evadere i fisco e bussare alla porta dell’erogatore dei Fondi. O come in Calabria in 26 sono stati denunciati per la truffa da un milione al Fondo sociale. L’escamotage: la società si era fatta garantire con una polizza fidejussoria falsa. Proveniva da Malta.
Repubblica – 28 marzo 2016