“La mozione passa e viene condivisa. Un lavoro di squadra, che parte dai consiglieri di minoranza ma è stata appoggiata con un più ampio consenso anche dai consiglieri di maggioranza, con emendamenti aggiuntivi”. Lo dichiara la consigliera regionale del gruppo AMP, Cristina Guarda, al termine della seduta straordinaria del Consiglio convocata per discutere sulla questione dell’inquinamento da sostanze perfluoroachiliche (PFAS) nelle acque superficiali e sotterranee del territorio veneto
“Prima del Consiglio – spiega Guarda – ho ritenuto necessario organizzare un incontro tra il presidente Ciambetti e tutti i consiglieri, affinché ascoltassero le associazioni del territorio che da molti anni si occupano della questione. Ci tengo quindi a ringraziare Legambiente Veneto e provinciali, ISDE Medici per l’Ambiente e il Coordinamento Acqua Libera dai PFAS”.
“Durante la seduta – prosegue la consigliera – sono stati trattati molti aspetti del problema, che rimarcano la complessità di questo inquinamento che riguarda la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente e dell’agricoltura. A livello più tecnico abbiamo discusso su tempistiche di attuazione, mancanza di informazioni e imprecisioni. Si è discusso di filtri di depurazione, dello stato delle falde e degli acquedotti, delle indagini sugli alimenti e di quelle ematologiche sulle persone, ma sono mancate le risposte sul futuro: ad oggi non sappiamo se c’è una programmazione o una progettazione”.
Per quel che riguarda l’intervento degli assessori competenti, la consigliera Guarda ha accolto con favore le parole dell’assessore alla sanità Coletto: “Sono contenta che l’assessore sia disposto a condividere le progettualità future. Ora mi aspetto, non appena inizieranno nuove pianificazioni, di avere la possibilità di interagire. Inoltre sarà mia premura chiedere ciclicamente se ci sono sviluppi”.
La consigliera giudica invece negativamente la risposta dell’assessore all’ambiente Bottacin: “Non occorreva farci vedere e dirci dove trovare i dati dei monitoraggi Arpav su internet, già lo sapevamo, e lo sanno anche i cittadini. Sappiamo anche che mostrano che i sistemi di filtraggio funzionano e che la regione dal 2013 ad oggi ha applicato le disposizioni dell’istituto Superiore di Sanità, ma l’assessore non ha risposto alla domanda su cosa si intende fare in futuro: ci teniamo i filtri a vita? E chi li paga, visto che costano 90.000 euro ogni due mesi? Sono stati considerati allacciamenti alternativi a fonti di approvvigionamento libere dai Pfas? In generale poche le risposte sul futuro, ma avremo modo di tornarci con le varie interrogazioni già depositate. La Regione deve darci tempi certi sulla conclusione del biomonitoraggio, delle analisi epidemiologiche e del monitoraggio sulla catena alimentare, deve darci tempi certi sugli interventi per nuovi approvvigionamenti del sistema acquedottistico e sugli interventi per le acque superficiali, che sono assolutamente accessibili e volti ad una riduzione della concentrazione delle sostanze nei canali usati per l’attività di irrigazione”.
Consiglio Veneto – 22 marzo 2016