«Mi pare che il mio ente sia la principale parte in causa della relazione del procuratore». Luca Zaia non ha paura di metterci la faccia. Carmine Scarano, che guida la procura regionale della Corte dei Conti, ha appena finito di elencare i problemi principali su cui si è concentrato il suo ufficio, dalla sanità ai project financing (fatti con nomi e cognomi: Pedemontana Veneta e Progetto integrato Fusina), dalla parifica (bocciata) del bilancio di Palazzo Balbi ai dirigenti assunti «con ampia discrezionalità» in alcune Ater, senza rispettare i requisiti di legge. Gira e rigira c’è sempre la Regione Veneto di mezzo.
E così Zaia, pur premettendo che «la Corte non è una nostra controparte, ma dobbiamo avviare una leale collaborazione», non si tira indietro: «Ho sentito dire che il sistema pone seri limiti nelle funzioni di controllo della Corte dei Conti – afferma – ma potrei dire che lo stesso accade con le funzioni di controllo della Regione». Gli enti locali, non solo Palazzo Balbi, sono spesso martoriati di esposti alla Corte e ci sono sindaci, soprattutto di piccoli Comuni, che a volte sono paralizzati nell’azione amministrativa dalla paura di una resa dei conti erariale.
«Ormai è quasi una moda fare un esposto allo Corte dei Conti, ma bisogna stare attenti a cosa si scrive – avverte il governatore – Non so se da voi esiste l’istituto della calunnia, altrimenti vi dico di girarci le carte, che ci pensiamo noi».
Zaia difende i project, a partire dalla Pedemontana («l’aumento dei costi deriva dalle richieste dei sindaci, non ci sono costi occulti»), e rilancia l’appello al governo per una legge che consenta agli enti locali di governarli meglio. «Abbiamo in ballo l’ospedale di Padova, un’opera da 650 milioni di euro – spiega il presidente – Perché al tavolo di confronto non si siede anche un magistrato della Corte per fare da advisor?». Infine il governatore lamenta i limiti sempre più stringenti posti negli ultimi anni alle consulenze, che hanno indebolito le amministrazioni: «Nei grandi progetti rischi di andare a fare la guerra con la cerbottana e poi è naturale che soccombi». Parole che però non convincono le opposizioni. «Sui project la Corte conferma quello che noi sosteniamo da anni, ovvero che sono un sistema mangiasoldi», dicono all’unisono Cinque Stelle e Tosiani.
In precedenza, prima di aprire l’anno giudiziario, il presidente della sezione giurisdizionale della Corte, Guido Carlino, aveva fatto il punto della situazione del 2015. Il collegio ha tenuto 22 udienze, con 83 sentenze, di cui 42 in materia di responsabilità amministrativa: in 28 casi si è arrivati a una condanna, con un totale di somme recuperate di 8,8 milioni (circa metà solo per il caso Bolzan, la funzionaria infedele dell’Usl 9 di Treviso). Carlino non ha potuto che aggiungersi al coro di lamentela degli organi giudiziari veneti per quello che riguarda le carenze di organico. «La dotazione organica sarebbe di 9 magistrati, compreso il presidente – ha spiegato – Ora siamo in 5 e presto un collega se ne andrà, dunque avremo una scopertura superiore al 50 per cento». Il magistrato ha passato in rassegna alcune delle novità legislative recenti, citando le criticità, per esempio la limitata competenza sulle società partecipate, ma aprendo uno squarcio di ottimismo per il tentativo di migliorare alcune modalità del processo contabile. Carlino ha sottolineato che la Corte ha un osservatorio ampio sui danni all’erario, anche se ogni tanto non si arriva alla condanna perché manca quella minima «colpa grave» prevista dalla legge. Per questo ha lanciato un appello alla sala: «Serve una sana politica di prevenzione attuata da tutte le pubbliche amministrazioni, attraverso la semplificazione delle procedure burocratiche, il controllo e il monitoraggio dei meccanismi di spesa».
Corriere del Veneto – 4 marzo 2016