Lo scorso 25 novembre l’eurodeputato Jan Huitema ha presentato alla Commissione europea un’interrogazione con richiesta di risposta scritta in merito all’uso di farine di carne e ossa (FCO) nei mangimi animali. Ora la risposta del comissario Andriukaitis
Interrogazione europea sull’utilizzo delle PAT nei mangimi animali A causa della diffusione delle encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE), come la BSE, nell’Unione europea vi è il divieto all’utilizzo di proteine animali trasformate (PAT), tra cui FCO, nei mangimi per gli animali destinati alla produzione alimentare (regolamento 999/2001).
Dal 2005 la Commissione ha in programma di rivedere le misure comunitarie in materia. Nella TSE Roadmap 2, la Commissione afferma che potrebbe essere considerata la possibilità di abolire il divieto di utilizzare le PAT (ad esempio FCO) nei mangimi destinati ai non ruminanti. Tuttavia, nel 2012 ha deciso di non presentare una proposta che permetta l’uso di FCO.
L’eurodeputata chiede alla Commissione se ritiene che l’uso di FCO fornisca una fonte di proteine di alta qualità nei mangimi destinati ai non ruminanti, e contemporaneamente contribuisca ad un’economia circolare, aggiungendo valore ai rifiuti dei processi di macellazione, con conseguente produzione di mangimi più sostenibili e una riduzione dei prezzi dei mangimi stessi.
Inoltre chiede quale è la situazione attuale per quanto riguarda le tecniche per determinare l’origine delle specie delle PAT nei mangimi e se, nel prossimo futuro, la Commissione è disposta a presentare una proposta per consentire l’uso di FCO nei mangimi per i non ruminanti. In caso contrario, quali requisiti devono essere soddisfatti prima che la Commissione sia disposta a consentire l’uso di FCO nei mangimi animali?
A nome della Commissione risponde Vytenis Andriukaitis il quale ricorda che, come indicato nel suo documento di strategia sulle encefalopatie spongiformi trasmissibili per il periodo 2010-2015 (TSE Roadmap2), la Commissione riconosce che le proteine animali trasformate (PAT) possono essere una fonte di proteine di alta qualità per i non ruminanti d’allevamento, e che si potrebbe prevedere una revoca del divieto del loro utilizzo nei mangimi a essi destinati, a condizione che venga mantenuto il divieto vigente in materia di riciclaggio all’interno della specie, e solo se disponibili tecniche di analisi convalidate per determinare l’origine delle specie di PAT.
Seguendo questa linea, la Commissione ha adottato nel 2013 una prima revisione delle disposizioni al fine di consentire agli animali d’acquacoltura di essere alimentati con PAT derivate da animali non ruminanti da allevamento.
Il laboratorio di riferimento dell’Unione europea per le proteine animali sta attualmente lavorando alla convalida dei metodi di controllo, per essere in grado di identificare, nei mangimi, PAT derivanti da pollame e suini. Il risultato finale di questo studio di validazione non è previsto prima della metà del 2016, ed è per questo non è possibile discutere prima di quella data alcuna modifica normativa.
Principio fondamentale di qualsiasi revisione delle disposizioni correnti sarà garantire una corretta canalizzazione delle PAT provenienti da specie diverse, in modo da ridurre al minimo il rischio di contaminazione incrociata e conseguenti cannibalismi. Per questo, la valorizzazione delle PAT all’interno dei mangimi, dovrà rispettare i requisiti di canalizzazione da parte degli operatori del settore dei mangimi e dei relativi controlli da parte delle autorità competenti.
Inoltre, qualsiasi revisione manterrà i divieti attuali previsti per i ruminanti.
Fonte Commissione europea (da Unaitalia) – 19 febbraio 2016