Dopo la limatura della Commissione europea, arriva anche la sforbiciata dell’Ocse. L’Organizzazione ha ridotto all’1% la stima di crescita del Pil italiano per il 2016, 0,4 punti percentuali in meno rispetto all’outlook economico dello scorso novembre. Un aggiornamento dei dati che sembra confermare i dubbi degli ultimi mesi: la ripresa italiana prosegue in modo sensibilmente più debole di quanto auspicato solo pochi mesi fa.
Tutto da vedere insomma se l’Italia riuscirà a concretizzare l’1,6% di crescita attualmente previsto per quest’anno da Palazzo Chigi. I numeri dell’organismo di Parigi, del resto, arrivano subito dopo quelli dell’Istat che ha indicato per il 2015, in prima stima, una crescita (corretta per gli effetti del calendario, come anche il dato Ocse) dello 0,7%, sensibilmente al di sotto dello 0,9% in termini grezzi ancora ufficialmente previsto dal governo.
Ma il peggioramento della crescita non riguarda affatto solo l’Italia: l’Ocse ha rivisto in calo per il 2016 anche la crescita mondiale (+3% nel 2016 rispetto al precedente +3,3%), il Pil francese (da +1,3% a +1,2%), quello americano (da +2,5% a +2%) e quello tedesco, sceso bruscamente all’1,3% dal precedente +1,8%. «Un recupero della ripresa globale rimane sfuggente — ha sottolineato l’Ocse — ed è urgente una riposta politica collettiva più forte. Le politiche monetarie — ha aggiunto — dovrebbero restare altamente accomodanti finché l’inflazione non avrà mostrato chiari segnali di ritorno verso il target ufficiale». Una raccomandazione rivolta in particolar modo alla Banca centrale europea che si è già detta pronta ad allentare ulteriormente la propria politica monetaria in occasione del direttivo di marzo. Anche se, dai verbali relativi al vertice di gennaio dell’Eurotower, è emerso che non c’è ancora un accordo fatto sulle misure da adottare.
Gli aggiornamenti dell’Ocse sul Pil italiano hanno ieri scatenato le reazioni politiche dell’opposizione e in molti, da più parti, hanno sottolineato il rischio di una manovra correttiva. Reazioni sono arrivate anche dei mercati, che dopo essersi ripresi dalle settimane di alta tensione, sono stati colpiti dal prezzo del petrolio tornato sotto pressione e dai dubbi sulla crescita sollevati dalla Fed e dall’Ocse. In particolar modo Piazza Affari, la peggiore d’Europa, che ha chiuso ieri in calo a -1,53% con i titoli bancari fortemente penalizzati, primo fra tutti Mps (-10,09%).
Corinna De Cesare – Il Corriere della Sera – 19 febbraio 2016