Paolo Russo, la Stampa. Che bisognasse pagare per tac, risonanze e altre 200 prestazioni specialistiche giudicate in determinate condizioni “inappropriate” lo si sapeva già. Ma dopo i primi giorni di applicazione del decreto nato per mettere un freno agli accertamenti inutili la Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia, scopre che anche su molti degli accertamenti “appropriati” scatta un obolo occulto di 10 euro, che in molte regioni lievita con l’aumentare del reddito degli assistiti.
Si tratta del famigerato super-ticket su diagnostica e specialistica dovuto come quota fissa sulla ricetta, che ora si moltiplicherà per parecchie prestazioni non più prescrivibili su un unico foglio rosa. Il perché lo spiega il Segretario nazionale della Federazione, Giacomo Milillo. «Ad ogni prestazione soggetta a limitazioni prescrittive è allegata una nota che indica in quale caso quell’accertamento può essere erogato gratuitamente. Il problema- aggiunge- è che ogni prestazione con limiti prescrittivi deve essere trascritta su una ricetta a sé, facendo così moltiplicare il super-ticket da 10 euro».
Il salasso
Un marchingegno del quale sembra nessuno si sia reso conto al momento di promulgare il decreto ma che ora rischia di costare caro agli assistiti. Quanto, lo ha calcolato la Fimmg per una batteria di accertamenti necessari a un paziente in grave sovrappeso. Le analisi necessarie sono 16, dall’emocromo alla Ves, dai trigliceridi alle transaminasi. Poiché il limite era e resta di 8 prescrizioni a ricetta il tutto si spalmava su 2 fogli rosa con un super-ticket totale di 20 euro. Ora il decreto imporrebbe invece uno spezzatino in 5 ricette per un totale di 50 euro; anche perché, in base sempre al decreto alcune analisi, come i trigliceridi, restano mutuabili solo per sospetto danno epatico che necessita di ulteriori accertamenti. Quindi il maggior costo è di 30 euro, che si aggiungono ai ticket sulle singole prestazioni. Finendo per pagare più delle tariffe low cost praticate da molti centri privati.
Tra le pieghe del decreto spunta poi il “ticket sulle allergie” . I pediatri di libera scelta, infatti, di fronte ai genitori alle prese con reazioni allergiche dei propri bambini, sono costretti a rinviarli dallo specialista allergologo, unico autorizzato a prescrivere i test anti-allergici. E sono altri 10 euro di super ticket per la relativa visita.
I dottori di famiglia contestano poi i criteri scelti per limitare le prescrizioni. «Prendiamo l’Hdl, il colesterolo cosiddetto “buono”: se è elevato, il che è un bene, potrete ripeterlo quanto volete senza pagare; se è basso, il che è un male, solo dopo 5 anni, altrimenti bisogna pagarselo di tasca propria. Anche se si è esenti dai ticket perché malati cronici o in situazioni disagiate», spiega il Vice presidente della Fimmg, Vincenzo Scotto.
Comunque sia, a scanso di equivoci, la Federazione sconsiglia ai medici di medicina generale la trascrizione di prescrizioni compilate dai colleghi specialisti, sia pubblici che privati. I risultati si stanno già vedendo: in diverse città, soprattutto a sud si allungano le file ai pronto soccorso, mentre a Monte di Procida, in Campania un paziente ha alzato le mani contro il proprio medico, reo di non aver prescritto una risonanza.
La Stampa – 8 febbraio 2016