Ai vaccini si pensa soltanto quando c’è un’emergenza: così, di fronte all’epidemia di virus Zika che si sta diffondendo, ora dopo ora, in molti Paesi del Sud e Centro America e nei Caraibi ed è segnalata anche in Europa (per ora i casi sono «di importazione»: cioè riguardano persone che hanno viaggiato nelle aree infette e si sono ammalate, non c’è trasmissione da noi), ci si presenta impreparati.
È appena successo per il virus Ebola nell’Africa dell’Ovest, ben più mortale dello Zika. L’Organizzazione mondiale della sanità è stata accusata di avere reagito con ritardo a Ebola e adesso, scottata, si è attivata per tempo e ha proclamato lo «stato di emergenza mondiale» per Zika (riferito non tanto alla gravità della malattia, ma alla sua capacità di diffusione).
L’ultima notizia su Zika è che un’azienda indiana (la Bharat Biotech Ltd di Hyderabad, in uno stato del Centrosud della penisola) ha chiesto il brevetto per un vaccino (nove mesi fa) e adesso sta studiando due preparati. Ma anche i National Institutes of Health americani, gli Istituti nazionali per la salute, e alcune aziende, come la Sanofi (che ha appena messo a punto un vaccino contro la Dengue, malattia imparentata con l’infezione da Zika) e la giapponese Takeda, stanno lavorando in questo campo.
Certo, secondo gli esperti, il vaccino non sarà disponibile in tempi rapidi e nel frattempo occorre affrontare, con i mezzi che si hanno a disposizione, l’emergenza Zika. Che non è la prima, negli ultimi anni. Epidemie vecchie e nuove stanno creando non pochi problemi. Si pensava che le malattie infettive fossero sconfitte, ma stanno ritornando alla grande.
Ecco qualche esempio: la famosa Sars (sindrome respiratoria acuta severa), partita dalla Cina nel 2002, ha colpito più di ottomila persone con oltre ottocento morti, poi si è esaurita. Ancora in atto è la Mers, simile alla Sars, comparsa in alcuni Paesi arabi (occasione di contagio è la Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca per i musulmani). E l’Ebola che ha fatto migliaia di morti, durante l’ultima epidemia.
Adesso siamo alle prese con Zika. Diverso dall’Ebola e dalla Sars perché non si trasmette con il contagio da persona a persona, ma con le zanzare.
Denominatore comune di molte di infezioni da virus è che prima erano confinate nelle foreste e in animali come le scimmie (pensiamo per esempio all’Aids, venuta sempre dall’Africa), poi, grazie alla globalizzazione, al turismo, ai frequenti voli aerei intercontinentali hanno avuto modo di diffondersi.
Il problema, quindi, è arginare l’infezione, con provvedimenti di igiene ambientale (validi soprattutto per chi vive nelle zone colpite) e personale (che interessano tutti, compresi gli stranieri che si recano in queste zone per turismo o per affari). Quali?
Il primo punto è combattere la zanzara nell’ambiente: eliminare i serbatoi dove può crescere (pozze d’acqua, innanzitutto), immettere nell’ambiente microrganismi geneticamente modificati (zanzare Ogm-maschio portatrici di un gene letale che trasmettono alla discendenza e ne provocano la morte), utilizzare zanzariere alle finestre e aria condizionata (queste zanzare amano il caldo).
Il secondo riguarda la persona. Quindi: vestirsi adeguatamente con pantaloni lunghi e maglie che coprano le braccia anche durante il giorno: questa zanzara infatti non colpisce, come quella della malaria, soltanto al tramonto. Poi: usare repellenti cutanei e dormire sotto zanzariere.
Discorso a parte meritano le donne in gravidanza: i Cdc di Atlanta (i Centri per il controllo delle malattie infettive americani) danno indicazioni in tempo reale su quali sono i Paesi da evitare per chi aspetta un bambino. Alcuni, come la Colombia, addirittura suggeriscono di posticipare la gravidanza in attesa che l’epidemia si esaurisca.
Adriana Bazzi – Il Corriere della Sera – 4 febbraio 2016