«Non voglio casini» ha ordinato Matteo Salvini. E non ci saranno casini. O almeno così assicurano dalla Lega Nord, dove fervono i preparativi per il congresso «nazionale» (dicitura retaggio dei tempi della Padania, in realtà è un normalissimo congresso regionale) che si terrà domenica alla Fiera di Verona.
Il conclave inizierà alle nove e Salvini dovrebbe parlare attorno a mezzogiorno, chiudendo col sigillo del Capitano l’elezione annunciata dello storico ex segretario della Lega di Treviso, ex sindaco di Vittorio Veneto ed ex consigliere regionale Gianantonio «Toni» Da Re. I giochi, infatti, ormai sono chiusi: sarà unitario.
Certo non sarà un congresso come gli altri, quello di domenica, e non è un caso che si celebri proprio a Verona: è infatti il primo del dopo-Tosi, segretario che ha segnato un vero spartiacque per il movimento in Veneto. Eletto il 3 giugno 2012, dopo 14 anni di dominio incontrastato da parte di Gian Paolo Gobbo, nel pieno della furia rottamatrice che seguì la notte dello scope e la defenestrazione di Bossi e della vecchia guardia, Tosi è rimasto in sella meno di tre anni, prima della clamorosa scissione seguita allo scontro col governatore Luca Zaia e soprattutto con Matteo Salvini. La Liga Veneta ne è uscita con le ossa rotte, molti se ne sono andati per seguire il sindaco di Verona (quasi tutti i parlamentari, ad esempio), altrettanti meditano feroci vendette, se già non le hanno consumate, dopo aver patito il pugno di ferro tosiano, la macchina organizzativa sul territorio è ingolfata, nonostante gli sforzi del commissario Gianpaolo Dozzo per rimetterla in moto. Il congresso rischiava insomma di tramutarsi nell’arena della resa dei conti, con le diverse anime del partito pronte a scannarsi per riprendersi un posto al sole e mettere una mano sulla barra del timone. Ma non sarà così. Dopo mesi di incontri, cene e trattative, infatti, l’intesa è stata trovata sul nome di Da Re, benedetto anche da Salvini, cui sarebbe andato a genio pure l’europarlamentare veronese Lorenzo Fontana. Quest’ultimo, però, dopo l’iniziale disponibilità si è fatto volentieri da parte quando Da Re è uscito allo scoperto, nell’agosto scorso, interessato com’è più ad un ruolo nazionale (potrebbe entrare nella segreteria politica di via Bellerio) che regionale. Il palcoscenico veneto, in effetti, appare già piuttosto affollato col governatore Zaia, il sindaco di Padova Massimo Bitonci, il campione di preferenze delle Regionali ed ora assessore allo Sviluppo economico Roberto Marcato, padovano pure lui.
Torna dunque alla grande Da Re, «il baffo della Lega» che da fidatissimo braccio destro di Gobbo ha retto il partito trevigiano quando questo era una potenza e annoverava tra le sua fila Zaia, Gentilini, una pletora di parlamentari e consiglieri regionali tutti tostissimi. Uomo dai modi spicci (famose le sue scarpe «col puntal de fero» utilizzate per dirimere le liti nel chiuso del K3, il quartier generale di Villorba) molto amato dalla base, stimato dal governatore e dal segretario federale che lo conoscono da una vita, Da Re, che si fece avanti anche nel 2012 per sfidare Tosi salvo poi cedere il passo a Bitonci, è considerato l’uomo giusto per rimettere in piedi la macchina organizzativa e restituire linfa ai militanti, nel nome degli antichi valori lighisti mai rinnegati.
Restano ora da decidere le caselle collaterali, a cominciare dalla presidenza per cui sarà battaglia tra Padova, la provincia che più ha sofferto durante l’interregno di Tosi (Marcato è in pole, sennò toccherà a Bitonci) e Vicenza, da sempre la provincia più verde dopo Treviso (il nome che gira è quello dell’eurodeputata Mara Bizzotto). Se la presidenza dovesse andare a Padova, è certo che Vicenza avrà il vice segretario vicario, mentre Verona dovrebbe avere l’altro vice. Ambito anche il ruolo di responsabile dell’organizzazione ma la vera sfida sarà sui dieci consiglieri «nazionali» perché votando a maggioranza, sarà attraverso di loro che si controlleranno i futuri assetti del partito.
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 3 febbraio 2016