È una misura demagogica, strumentale, mediatica. E del tutto inutile». Parla Barbara Casagrande, segretario generale di uno dei sindacati più rappresentativi del settore della dirigenza pubblica, l’Unadis. Dottoressa, che ne pensa del provvedimento del governo che può portare al licenziamento (o alla reclusione) dei dirigenti che non segnalano i «travet» truffatori?
«Siamo molto sorpresi e amareggiati. Ma come? Solo l’anno scorso abbiamo segnalato situazioni che hanno portato al licenziamento di circa 200 persone nelle amministrazioni. La norma già in vigore dice che il dirigente che non segnala un fatto da sanzionare di cui sia a conoscenza, è punibile con la sospensione fino a tre mesi e la mancata corresponsione della retribuzione di risultato. Una sanzione che non mai stata data a nessuno, appunto: perché segnaliamo tutto quel che non va»
Lei nega che ci sia una connivenza di fatto tra dirigenti e dipendenti? Il presidente Renzi e il ministro Madia evidentemente ritengono che i dirigenti non facciano tutto il loro dovere…
«Nego assolutamente ogni connivenza. È evidente che casi isolati ci siano, come dimostra la vicenda di Sanremo. La pecora nera c’è, e la dobbiamo separare dal gregge, ci mancherebbe. Ma siamo noi per primi a volere il controllo delle presenze del personale. Ripeto, i licenziamenti dei truffatori ci sono già stati. E poi non si possono fare generalizzazioni inaccettabili. È populismo e demagogia. Ci sono i numeri, è tutto trasparente e alla luce del sole: quanta gente è stata sospesa del servizio e quanta gente è stata licenziata».
Scusi, ma allora perché il Governo ha varato d’urgenza questo provvedimento?
«Scusi lei: se si decide di inasprire una sanzione che non è mai stata applicata, che non ha mai colpito nessuno, è evidente che lo si fa solo per finire sui giornali, no? Ma piuttosto, si dia più autonomia ai dirigenti, dateci il modo di premiare le persone meritevoli e brave – tante – che ci sono nel pubblico. Dateci strumenti incentivanti e progressioni di carriera. Parliamo anche del buono che c’è nella pubblica amministrazione, dei tanti dirigenti e dipendenti che lavorano sodo».
E l’accelerazione dell’iter per i procedimenti disciplinari?
«Il termine passa da 20 giorni a 48 ore. Non si capisce se è ordinatorio o perentorio, non si dice nulla sui termini del procedimento… anche nella redazione del testo c’è una sciatteria che ci lascia perplessi e ci amareggia. Vuole sapere il mio retropensiero? Non è che si spara su noi dirigenti perché si lavora a una riforma per distruggere la burocrazia statale e preparare il terreno a una dirigenza fidelizzata che risponda al politico di turno»?
Dopo la dichiarazione del premier Renzi avete chiesto di illustrare le vostre ragioni al ministro Madia?
«Certo. Abbiamo chiesto di incontrare il ministro, che non ci ha ricevuto. Non riceve nè i sindacati dei dirigenti né quelli dei lavoratori. Sarebbe stato utile sentire la nostra opinione. Ma non ci ha voluto ascoltare».
La Stampa – 25 gennaio 2016