Lo scorso giugno, appena se n’è accorto, il suo padrone l’ha messa subito a riposo: Nuna faticava a respirare e non era in grado di partecipare agli spettacoli. Considerando che ha undici anni e che la sua aspettativa di vita sfiora i trenta, non si può certo parlare di vecchiaia. Il veterinario di fiducia l’ha fatta visitare in Spagna, i dottori iberici hanno suggerito una terapia ma non sono riusciti a sciogliere l’enigma: Nuna ha continuato ad ansimare e a riposarsi nel suo giardino recintato, senza più ruggire nei tendoni per sei lunghi mesi.
E così Redi Cristiani, domatore del Circo di Praga, ha approfittato della tappa veneta a Grisignano di Zocco per rivolgersi all’Ospedale veterinario universitario didattico di Padova: ieri la tigre del Bengala femmina è approdata al campus di Legnaro, dove l’équipe della clinica veterinaria diretta dal professor Roberto Busetto l’ha presa in custodia per fare luce sulle cause dell’affanno.
Per la diagnosi bisognerà aspettare i risultati delle analisi, ma respirazione a parte l’animale è parso in salute. «Se non l’avessimo sedata — dice Busetto — non avremmo potuto nemmeno avvicinarci». L’operazione è scattata attorno alle nove e si è conclusa tre ore dopo. Il dipartimento «Maps» di Medicina animale, produzioni e salute era presidiato da una piccola folla di curiosi e dai carabinieri della compagnia di Legnaro guidati dal comandante Giovanni Soldano, che ha deciso di sorvegliare la zona e di posizionare qualche transenna per tenere a bada eventuali sit-in animalisti. Nuna è arrivata nel rimorchio del camion normalmente utilizzato dalla carovana circense, accompagnata dal proprietario e chiusa in una gabbia.
Prima l’anamnesi e il summit col padrone, quindi l’anestesia: «Per sedarla abbiamo dovuto impiegare una cerbottana, come si fa di solito con gli animali selvatici — racconta Busetto —. Quando la prima freccia l’ha colpita, la tigre ha fatto un salto preoccupante. Poi si è accasciata nel giro di dieci minuti ed è stata bravissima fino alla fine dell’intervento». Assopita e inoffensiva ma non per questo più leggera, Nuna (130 chili) è stata trasportata nel reparto di diagnostica per immagini a bordo di una barella e sottoposta ad una serie di controlli: la Tac ai polmoni, alla testa e al collo, gli esami del sangue, delle urine e delle feci, l’endoscopia tracheo-bronchiale. I primi accertamenti hanno permesso di escludere la presenza di parassiti; accanto a Busetto c’erano l’anestesista Giulia Maria De Benedictis, il radiologo Alessandro Zotti, i tecnici di sala operatoria e diversi dottorandi, ma anche il veterinario di fiducia (Giovanni Gaudenzi di Pesaro) e Redi Cristiani.
«Il proprietario è stato molto premuroso, ha sempre curato la tigre con amore e ha dimostrato di avere a cuore la sua salute — assicura Busetto —. Interventi come questi costano parecchio, ma per lui la tigre è come il gatto di casa». Non è la prima volta che l’Ospedale veterinario dell’Università di Padova si occupa di tigri, anzi, i rapporti con il Circo di Praga sono consolidati. «Il proprietario ha undici tigri, in passato ne abbiamo già visitate altre, perché il veterinario ci conosce e si fida — spiega ancora lo specialista —. Una volta ho vaccinato anche cinque cuccioli di tigre nati mentre il tendone transitava nella Bassa padovana. Per noi sono animali rari ma non eccezionali, li trattiamo come gatti un po’ cresciuti e cerchiamo di fare il nostro mestiere con amore».
Istituito nel 2009, l’Ospedale veterinario del Bo è aperto 24 ore al giorno per 50 settimane all’anno: nel 2015 ha ospitato circa cinquemila pazienti provenienti sia dal Veneto che dalle regioni contigue, con un incremento del 20% rispetto all’anno prima. «Ci occupiamo di curare anche leoni, ippopotami, istrici, puzzole, tartarughe marine e pappagalli, che arrivano soprattutto dagli ambienti circensi e cinematografici — conclude Busetto —. Inoltre siamo un punto di riferimento per la Guardia forestale, che ci porta animali vittime di incidenti come daini, cervi e caprioli. L’assistenza è funzionale alla didattica, curiamo gli animali anche per trasmettere le conoscenze agli studenti».
Corriere del Veneto – 16 gennaio 2016