C’è il buttafuori e c’è l’universitario, ci sono l’infermiera, la casalinga e l’impiegato. Alcuni sono under 30, ma non mancano i quarantenni e addirittura gli ultra cinquantenni. In Toscana la lista dei malati di meningite da meningococco C è sempre più lunga. Vaccino e antibiotico non arrestano la corsa del batterio, che scappa rifugiandosi nell’organismo di chi, soprattutto per ragioni di età, fino ad ora non veniva aggredito.
Ormai da tredici mesi è in corso un’epidemia, la regione ha visto da sola la metà dei casi provocati da questo micro organismo in tutta Italia. Il totale è salito a 34, con gli ultimi due diagnosticati giovedì dagli ospedali di Lucca e Prato. I morti sono stati sette.
Da tempo l’Istituto superiore di sanità si interessa di quanto sta succedendo in Toscana e ieri nell’assessorato alla Sanità si è riunita una commissione dedicata all’emergenza. Intanto è stato accolto uno dei consigli arrivati tempo fa da Roma: andare a caccia dei portatori sani per avviare nuove campagne di vaccinazione mirate. Nei prossimi giorni verranno individuate migliaia di persone da sottoporre a un tampone alla gola per trovare il batterio. Quando in un’area il numero degli infettati cresce molto, è più facile che qualcuno sviluppi la malattia. Questa può manifestarsi come una infezione alle meningi, ma essere anche estesa a tutto il corpo, cioè diventare una sepsi. «Richiederemo la collaborazione della gente», annunciano dall’assessorato.
Inizialmente saranno coinvolte le persone che si presentano per fare il vaccino. Ormai da qualche mese, infatti, è partita una campagna per offrire il medicinale anche ai giovani e agli adulti, non solo ai bambini come avviene nelle altre Regioni. Nessuno aveva mai adottato una strategia del genere nel mondo. Fino ad ora hanno aderito circa 230 mila toscani appartenenti alla classe di età tra gli 11 e i 20 anni, considerata ad alto rischio e per questo convocata direttamente dalla Asl, e a quella tra i 20 e i 45. Ma siccome negli ultimi tempi si ammalano persone sempre più in là con gli anni, si teme che il batterio si stia spostando verso generazioni di solito non colpite dal meningococco. E così ieri si è valutato di estendere l’offerta del vaccino addirittura fino a 60 anni. Non ci sono studi scientifici riguardo all’uso del farmaco in persone di quell’età (e per la verità nemmeno per i quarantenni), e dunque non se ne conosce l’efficacia. Per questo la commissione ha deciso di prendersi una settimana di tempo, fino alla prossima riunione, per decidere se introdurre anche questa novità. «L’invito ai cittadini è quello di vaccinarsi », dice ormai da settimane l’assessore alla Sanità, Stefania Saccardi: «Resta questo lo strumento più utile per prevenire la malattia ed evitare che si diffonda».
Il colpevole di quello che si può definire un giallo sanitario è noto. Si tratta di un clone del meningococco C chiamato St-11. È molto aggressivo e resistente ed è stato trovato nell’organismo di gran parte dei pazienti toscani. C’è anche un’ipotesi sul motivo del suo arrivo. I primi casi provocati in Toscana risalgono al 2012, quando finirono all’ospedale di Livorno quattro malati tra i membri dell’equipaggio di una nave da crociera.
Repubblica – 16 gennaio 2016