E’ stato un saluto piuttosto freddo quello rivolto ieri nella capitale dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, all’assessore veneto alla Sanità, Luca Coletto, convocato con i colleghi delle altre Regioni per discutere Patto della Salute, riparto del Fondo sanitario e orario europeo.
«Guarda che è un problema molto serio», ha sussurrato il ministro a Coletto, che nemmeno 24 ore prima l’aveva accusata di «sgarbo istituzionale» perché i tre esperti nominati da Palazzo Balbi non sono stati coinvolti dagli ispettori inviati da Roma nella stesura del rapporto sui casi di Anna Massignan e Marta Lazzarin, le due gestanti morte, con i loro piccoli, negli ospedali di San Bonifacio e Bassano tra il 25 e il 29 dicembre. «La task force ministeriale è stata attivata secondo i dettami di legge — spiega il dicastero interessato — e comprende Alessandro Ghirardini, della Direzione della programmazione del ministero, dagli esperti Angela De Feo, Gianfranco Jorizzo e Giuseppe Ettore, da Francesco Saggio del Nas, da Quinto Tozzi e Vito Trojano in rappresentanza dell’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, e da due tecnici scelti dalla Conferenza delle Regioni, Riccardo Tartaglia e Mariarosaria Di Tommaso. Sono toscani, perché non può esserci conflitto tra controllori e controllati. La Regione Veneto, in autonomia e secondo una procedura anomala, ha coinvolto tre suoi esperti, Milva Marchiori, Matteo Corradin e Alfio Capizzi, il cui parere non può entrare nella relazione della task force perché, per legge, non ne fanno parte. E’ anomalo che pretendano di influenzare le valutazioni degli ispettori».
I tre esperti sono stati comunque ammessi ad assistere alla raccolta di dati, documentazione e testimonianze operata dall’Unità di crisi, organo però indipendente, «anche dal ministero». Eppure, filtra sempre da Roma, i tecnici di Palazzo Balbi avrebbero voluto inserire nella relazione finale, incentrata sulla mancata diagnosi di sepsi in tempi rapidi, in problemi clinico-organizzativi (a San Bonifacio) e nell’inadeguata comunicazione ai parenti e gestione del dolore della paziente (a Bassano), tre concetti. Cioè: le procedure sono state rispettate; nei due ospedali finora non si erano mai verificati incidenti simili; il Veneto è una delle prime regioni per collegamento ospedale-territorio. Intervento «edulcorante e non dovuto» secondo gli ispettori ministeriali, che riaccende un braccio di ferro ormai all’ordine del giorno tra il governatore Luca Zaia e il ministro Beatrice Lorenzin. «Invece di scontrarsi quotidianamente e su qualsiasi cosa col governo solo perché di centrosinistra, Zaia potrebbe avanzare delle proposte — osserva Flavio Tosi, sindaco di Verona ed ex assessore regionale alla Sanità —. Comportandosi così non fa il bene dei veneti. Sono sicuro che gli ispettori non siano di parte e che la loro sia stata una valutazione obiettiva di eventi scientifici purtroppo a volte funestati da esito nefasto. Sono anche convinto dell’alta qualità della sanità veneta».
Oggi Coletto relazionerà sull’accaduto la commissione Sanità, il cui vicepresidente Jacopo Berti (M5S) ha chiesto anche la presenza dei tre esperti: «L’atteggiamento dell’assessore e della Lega, che fanno gli struzzi e attaccano la task force, è pericoloso. Sono morti donne e bambini e loro scaricano il problema su Roma. Stanno giocando con la vita delle persone, invece di lanciare slogan elettorali lavorino per individuare eventuali responsabilità o falle nel sistema». «Sono molto preoccupato — aggiunge Claudio Sinigaglia (Pd) — la polemica istituzionale è incomprensibile, se non per nascondere qualcosa».
Sul fronte delle indagini, a Bassano si aspetta l’esito definitivo dell’autopsia su Marta Lazzarin, la blogger trevigiana uccisa dalla sepsi dopo la morte del feto. «Dalla storia clinica della signora, risulta che vi fossero perdite e febbre alta già dalla mattina del ricovero — fa sapere l’Usl 3 — come riconosciuto dagli ispettori, è stata somministrata la corretta terapia antibiotica da subito. E da subito alla paziente, al compagno e al familiare presente era stata comunicata l’avvenuta morte del feto. La particolare circostanza e le condizioni psicologiche conseguenti non consigliavano, per il momento, ulteriori informazioni in merito al tasso di mortalità statisticamente riferibile al quadro clinico in atto. Per quanto riguarda la terapia del dolore, sono stati somministrati alla paziente farmaci analgesici. Lo stato settico controindicava l’analgesia peridurale».
Michela Nicolussi Moro (ha collaborato Silvia Trentin)
Corriere del Veneto – 14 gennaio 2016