Più morti, più tumori, più bambini, perfino neonati di un anno che si ammalano. L’allarme di ieri, solo l’ultimo in ordine di tempo, arriva dall’autorevole Istituto superiore di Sanità. Che, a margine del report, raccomanda: «Risanate l’ambiente e cessino immediatamente le pratiche illegali di smaltimento e combustione dei rifiuti». È la tragedia ambientale della Terra dei Fuochi, un’area che fino a due anni fa comprendeva 55 comuni della Campania.
Qui smaltimenti illegali, discariche abusive, rifiuti tossici, veleni industriali sepolti e ritrovati sarebbero almeno in parte responsabili dei danni alla salute e della mortalità. Ma ora l’area di monitoraggio si è si è allargata fino a comprendere 88 comuni.
L’allarmante dato è contenuto nell’aggiornamento al monitoraggio epidemiologico del rapporto dell’Iss, quello che prende origine dallo “Studio Sentieri”. Impressiona il dato sull’infanzia. Per i bambini l’aggiornamento registra «un eccesso di incidenza dei tumori fino a 14 anni e anche da 0 a 19». Sempre nella fascia adolescenziale, l’incidenza dei ricoveri rivela un numero maggiore a causa dei tumori del sistema nervoso centrale. E questo accadrebbe sia nella provincia di Napoli che in quella di Caserta, mentre di leucemia risulterebbero vittime più che altro i minori della Terra di Lavoro.
Una sezione dello studio si riferisce a 322 casi osservati nel periodo 1996-2010. Di questi, i tumori del sistema nervoso centrale sono stati 51, il 29 per cento in più rispetto alla media dell’Italia meridionale. Nel gruppo dei linfomi, 150 i casi sotto la lente di ingrandimento e 81 le leucemie, sempre nella zona interessata dagli sversamenti illegali. Nel primo anno di vita, nella Terra dei Fuochi di area napoletana il rapporto registra 97 bambini ricoverati per patologie oncologiche, con una incidenza in eccesso del 15 per cento. Anche le leucemie dimostrerebbero una percentuale maggiore di quella del Sud Italia.
Loredana Musumeci dirige il Dipartimento Ambiente e prevenzione primaria dell’Iss: «Il nostro è stato solo un aggiornamento previsto dalla legge 6 del 2014 — spiega — Si confermano dati già divulgati. Infatti abbiamo solo ribadito: l’inquinamento ambientale è una possibile causa o concausa di questo aumento dell’incidenza. Per poter avvalorare questa ipotesi il successivo step sarà l’analisi di uno o due comuni al massimo: solo allora potremo dire se è l’inquinamento che fa morire di più».
Mario Fusco, direttore del Registro tumori della Asl Napoli 3 Sud, l’autorità territorialmente più informata sul tema, commenta critico: «Ancora una volta manca un’analisi epidemiologica accurata e mirata su microaree geografiche. Tengo a ribadire che finora la prima causa di eccesso di mortalità oncologica è il mancato accesso alle cure e la qualità carente dei protocolli».
Alla conclusione che collega cause presunte a effetti, non siamo ancora giunti, dice l’esperto: «Morire o sopravvivere in alcune zone, dipende anche da dove ci si cura. Una cosa è l’istituto tumori, un’altra è una struttura privata dove manca l’esperienza oncologica ».
Fusco non esclude il rischio ambientale: «Non lo nego, ma il tumore è la patologia con il maggior numero di fattori di rischio. Di certo non c’è solo quello che deriva dall’inquinamento. Il reale indicatore — spiega — è l’incidenza oncologica.
Abbiamo già cominciato sulle microaree e con la geolocalizzazione dei siti di smaltimento illegale segnalati dall’Arpac: a febbraio i primi dati».
Repubblica – 12 gennaio 2016