di Sabrina Tomè. Tre Usl, un unico direttore. È la rivoluzione della sanità padovana voluta dal governatore Luca Zaia e presentata ieri mattina in Regione: la “sforbiciata” di dg (da tre a uno) rappresenta il primo passo verso il vero traguardo che è il taglio delle Usl. Per la prima volta, dunque, l’azienda sanitaria della città e della provincia avranno una testa unica. Quella del trevigiano Claudio Dario che da sabato svestirà la casacca di direttore generale dell’Azienda Ospedaliera (messa tre anni fa) per indossare quella di direttore generale dell’Usl 16 nonché di commissario, per un anno, delle Usi 15 di Cittadella e 17 di Monselice.
La neonata aggregazione sanitaria è un regno vastissimo: con i suoi 970 mila abitanti, un portafoglio di 1,4 miliardi e un numero di dipendenti oscillante tra i 7 e gli 8 mila, ha dimensioni superiori all’Umbria. Governarla è sicuramente compito impegnativo: Dario, dalla sua, ha però sia l’esperienza in Azienda (con il complesso rapporto ospedalieri-universitari), sia quella maturata precedentemente nel Trevigiano, quando è stato direttore dell’Usi 9 e reggente dell’Usi 7.
Cosa cambia con la super Usl. «Si tratta di un passaggio importante che consentirà, se confermato dal consiglio, un’ulteriore sviluppo delle sinergie tra le aziende sanitarie e che, in futuro, potrà portare alla razionalizzazione dei servizi», ha dichiarato il super-dg subito dopo la nomina. E, come prima cosa, ha voluto rassicurare i cittadini sul fatto che non ci sarà alcuna riduzione delle prestazioni e delle attività territoriali: «Deve essere mantenuta la periferizzazione dei servizi, senza però replicarli», ha precisato. Insomma, la direzione unica servirà ad eliminare doppioni e sprechi nonché a contenere i costi: «Mi riferisco m particolare a quelli tecnici, per l’informatica, per il personale», ha sottolineato, «L’azienda sanitaria, infatti, si allarga per ottimizzare i servizi». Nessuno stravolgimento, quantomeno a breve: «In un anno di commissariamento non si va a spingere sull’organizzazione: gli assetti resteranno quelli attuali», ha assicurato.
La partita dei direttori. Resteranno, nelle tre Usi, le figure dei tre direttori: amministrativo, sanitario, sociale. La rivoluzione di Zaia ha interessato i dg, non ancora gli alti dirigenti. E la complessa partita dei direttori, nove in tutto, è quella con cui Dario dovrà misurarsi fin da subito, tra febbraio e marzo: «La maggior parte è in scadenza», ha confermato il dg, «Resteranno le figure dei tre direttori di area, non è detto che avvenga lo stesso per i nomi».
Rapporti con gli altri enti. Per quanto riguarda i rapporti con l’esterno, tra gli obiettivi di Dario c’è quello di un dialogo crescente fra tutti i soggetti della sanità padovana. «Avendo trascorso questi tre anni in Azienda e avendone conosciute le grandi potenzialità, nonché le criticità, credo di poter essere un interlocutore pronto a collaborare, pur dall’esterno», ha affermato il dg. «Con riferimento alle nuove aziende, mi avvicino con grande attenzione e rispetto. Chiederò di avere pazienza e di aiutarmi a capire come sviluppare la migliore progettualità». E, a proposito di progetti, ce n’è uno che Dario non porterà a termine: il nuovo ospedale su cui, pure, ha investito moltissime energie nel corso dei mesi. «Mi dispiace lasciare la partita a metà, non ci sono abituato. Ma non si può fare tutto. Toccherà al nuovo direttore dell’Azienda prendere in mano l’intera questione», conclude.
Il Mattino di Padova – 31 dicembre 2015