L’agroalimentare è tornato al centro dell’agenda di governo (e la legge di Stabilità green lo conferma) ma ci sono ancora tasselli da sistemare. A cominciare dall’etichetta supertrasparente riportata ieri alla ribalta dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, all’assemblea della Coldiretti. L’Expo – che ha consacrato il modello italiano – e l’aumento record dei redditi agricoli registrato da Eurostat hanno convinto il ministro a porre una nuova sfida per il 2016: una competenza unitaria sull’agroalimentare. E cioè il ministero dell’Agroalimentare.
Oggi, nonostante il ministero sia già delle Politiche alimentari, oltre che agricole e forestali, il timone del comando sulla materia è affidato allo Sviluppo economico.
La partita che si sta per giocare a Bruxelles sull’etichetta è delicata. Non c’è la procedura di infrazione, ma l’ultima legge in materia che risale al 2011 e che rinvia a decreti interministeriali per filiera per introdurre l’obbligo dell’indicazione dell’origine, è comunque finita sotto schiaffo. E l’Italia per correre ai ripari ha varato nei giorni scorsi un ddl con le disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza alla Ue (ex comunitaria) che contiene anche il rinvio alle norme europee sull’etichetta, più soft di quelle nazionali.
Ma Martina si è sempre schierato a favore di una difesa piena della distintività del made in Italy, un principio cardine su cui da anni la Coldiretti ha fondato la sua strategia di rilancio del settore. E ora Martina ha chiesto al presidente dell’organizzazione, Roberto Moncalvo, di fare fronte comune e spingere per un soggetto unitario dell’agroalimentare. Per Martina è importante «non lasciare irrisolto questo punto e bisogna farlo ora».
L’obiettivo è convincere anche quelli che non conoscono il senso strategico della qualità e delle peculiarità del made in Italy sempre più gettonate nel mondo. L’export, ha ricordato, ha raggiunto 36 miliardi e l’obiettivo dei 50 miliardi nel 2020 è più vicino. Per Moncalvo l’idea di un’istituzione unica per l’agroalimentare è in linea con la filosofia della Coldiretti che da anni porta avanti una politica per il cibo inteso come un mix di agricoltura, trasformazione, cultura e servizi. Per il presidente dell’organizzazione, grazie alle battaglie sul campo, all’effetto Expo e soprattutto all’impegno del ministro, c’è stata un’inversione di tendenza. Confermata dalla legge di Stabilità, in dirittura d’arrivo, con un pacchetto di misure per l’agricoltura. Dalla cancellazione Irap e Imu per gli agricoltori (annunciata dal premier Renzi a Expo) agli aiuti alla zootecnia (oltre 50 milioni dall’aumento delle percentuali di compensazione Iva su latte fresco e carni) fino al credito di imposta sugli investimenti. Per il 2016 le sfide – ha ricordato Moncalvo – si dovranno giocare su legalità e trasparenza.
E sull’etichetta ha sostenuto che «i regolamenti Ue si possono cambiare, il regolamento 1169/2011 poi dà la possibilità di introdurre norme più stringenti. E la prima consultazione pubblica effettuata dal Mipaaf, oltre alle nostre, evidenzia che gli italiani vogliono sapere cosa mangiano».
Annamaria Capparelli – Il Sole 24 Ore – 17 dicembre 2015