Paolo Russo. Chi ha bisogno di farsi prescrivere farmaci e analisi non bussi domani alla porta del proprio medico di famiglia. Stessa cosa per chi deve portare il proprio figlio dal pediatra o aveva preso appuntamento per una visita dallo specialista. Inutile anche presentarsi all’appuntamento per una lastra o un’analisi del sangue, mentre chi era entrato in ospedale per un ricovero programmato dovrà attendere.
Sono gli effetti della serrata decisa dal fronte compatto delle sigle sindacali rappresentative di oltre duecentomila medici pubblici d’Italia. «E altre due giornate le proclameremo a gennaio», preannuncia Giacomo Milillo, segretario nazionale del sindacato dei medici di famiglia, la Fimmg.
I dottori protestano per contratto e convenzioni che attendono da sei anni di essere rinnovati. Il governo ha stanziato ora 130 milioni per infermieri e amministrativi compresi. A spanne, calcolano i sindacati, poco più di una trentina di euro al mese di aumento. Per Costantino Troise, segretario del principale sindacato degli ospedalieri, l’Anaao «con quegli stanziamenti in finanziaria ci sarà di fatto la proroga di un altro anno del contratto».
Soldi che mancano ma non solo. A far arrabbiare i medici sono anche le assunzioni promesse e non mantenute dal governo per fronteggiare i vuoti d’organico che rischiano di far saltare prestazioni e servizi dopo l’entrata in vigore, il mese scorso, del nuovo orario di lavoro europeo che dice stop ai turni massacranti in corsia. «Manca il 20% degli anestesisti e se prima andavano avanti con turni di 12 ore, ora stiamo facendo meno interventi chirurgici, con il risultato che le liste d’attesa si allungano», denuncia Fabio Cricelli, vice presidente del sindacato di categoria, Aaroi.
E le cose non sembrano destinate a migliorare, visto che «dalla legge di stabilità sono sparite le norme contro le cause facili in sanità, che avrebbero dovuto arginare la medicina difensiva, con risparmi da reinvestire appunto nelle assunzioni», rivela Milillo. Anche se il governo in serata sembra essersi deciso a presentare l’emendamento, però con assunzioni a fine 2016.
Intanto negli ospedali chi aveva programmato un intervento dovrà attendere di essere richiamato, mentre in sala operatoria andranno comunque in casi urgenti.
Stessa cosa per le visite dallo specialista, che interverrà a domicilio solo per i casi non differibili.
I medici di famiglia non andranno allo studio domani, ed è inutile rivolgersi alla guardia medica, perché sciopera pure quella. Ma per i casi indifferibili, telefonando allo studio del medico di famiglia chi non può attendere sarà visitato a casa. Per prescrizioni e certificati di malattia si prega di ripassare.
Incrociano le braccia anche radiologi e veterinari, per cui niente lastre e tac, ma anche meno carne e pesce nei mercati in assenza degli obbligatori controlli della Asl.
In tutto rischiano di saltare due milioni di prestazioni sanitarie, tra cui circa 30 mila interventi chirurgici.
Se il governo non batterà un colpo a gennaio si replica.
La Stampa – 15 dicembre 2015