«È il regalo di fine mandato». Così i sindacati tutti, dalla Cgil alla Uil passando per la Cisl, bollano la delibera 279 firmata il 13 novembre scorso dal direttore generale dell’Arpav Carlo Emanuele Pepe, quella con cui sono stati riconosciuti i premi di risultato al direttore dell’area tecnica Paolo Rocca (72 mila euro) e dell’area amministrativa Giuseppe Olivi (93 mila euro, in entrambi i casi lordi e riferiti a tre annualità, dal 2012 al 2014).
«A fine mandato – scrivono i sindacati in una nota congiunta – Arpav si attribuisce ricchi premi, peraltro senza l’approvazione della Regione, per i “meravigliosi” risultati ottenuti dai suoi dirigenti durante il loro incarico triennale, come ad esempio la chiusura di laboratori efficienti, la riduzione delle squadre che intervengono nelle emergenze o la chiusura delle sedi periferiche che lasciano senza presidio grandi aree del Veneto». È, questa del premio di produttività ai manager (che preferiscono parlare di «parte variabile della retribuzione», regolarmente prevista dal contratto), una vicenda alla sua seconda puntata. La prima risale ad aprile, quando Pepe firmò una delibera analoga poi fermata a detta dai sindacati per via delle loro proteste e su ordine della Regione, a detta del direttore generale «per un approfondimento legale relativo ad un mero vizio di forma, ora superato grazie ad un parere pro veritate». Spiega Pepe: «Non c’è alcun regalo, ma un compenso dovuto per contratto, fermo da tre anni. Ora, premesso che al sottoscritto nulla di quanto dovuto è ancora stato liquidato, non trovo giusto negare ai miei due più stretti collaboratori ciò che spetta loro, anche alla luce dei risultati che abbiamo conseguito». Vale a dire il dimezzamento del buco di bilancio, passato da 57 a 28 milioni di euro, e la contestuale riduzione delle sedi da 47 a 19 (per Pepe trattasi di «straordinaria razionalizzazione», per i sindacati di «distruzione dell’agenzia»).
Cgil, Cisl e Uil segnalano anche come a fronte dei premi di produzione pagati ai manager, «ai lavoratori del comparto, quelli cioè che si occupano della tutela del territorio, viene negata la corresponsione di un credito maturato e mai liquidato esattamente dello stesso ammontare ma diviso tra 200 lavoratori, vale a dire più o meno 800 euro ciascuno». Ma anche in questo caso Pepe non ci sta: «Il 20 novembre abbiamo firmato con i sindacati un accordo per la gestione dei fondi destinati ai dipendenti. E’ in corso una trattativa. Il nodo non sono i soldi, che sono stati accantonati e nessuno tocca, ma il modo in cui saranno distribuiti. Abbiamo proposto prove selettive, che premino il merito, anziché denari a pioggia. Attendiamo una risposta». I sindacati rilanciano parlando di «frattura netta fra i lavoratori e i vertici dell’agenzia» e chiedono l’intervento della Regione: «Perché questa vessazione continua nei confronti dei lavoratori? – chiudono Cgil, Cisl e Uil – Forse che maltrattare i dipendenti pubblici è una nota di merito da spendere con i propri mandanti politici, che può tornare utile a questi amministratori quando dovranno essere ricic lati in altre amministrazioni?».
Ma.Bo. – Il Corriere del Veneto – 15 dicembre 2015