A parte Fabio Rampelli – uno dei pochi ad ammettere che le ferie d’aula gli hanno permesso di portare la moglie per 48 ore a Praga a festeggiare l’anniversario di nozze – i deputati dicono che «è consuetudine». Dieci giorni di pausa nel bel mezzo del mese di dicembre, un numero di sedute saltate che – al netto dell’Immacolata, dei sabati e delle domeniche – ammonta a cinque, pari a qualche centinaio d’ore di riposo. È vero che quando in commissione Bilancio si discute la legge di Stabilità, l’aula a Montecitorio viene sospesa.
Per prassi. Però quest’anno c’è un’emergenza: le 29 fumate nere per eleggere i tre giudici della Corte Costituzionale e l’impegno a votare a oltranza, partito proprio dai presidenti delle Camere, Laura Boldrini e Pietro Grasso. I 5Stelle, Sel e Fratelli d’Italia in conferenza dei capigruppo la settimana scorsa hanno aperto lo scontro: no a incrociare le braccia in questo momento. Questione di opportunità, lasciamo perdere le vacanze. Sono stati battuti.
«Ad oltranza, sì… la prossima volta, c’è sempre una prossima volta. Questa è una pausa ferie che si doveva evitare». Attacca Davide Crippa, grillino piemontese, classe 1979, che da domani, sulla base del meccanismo della rotazione, sarà il capogruppo dei deputati 5Stelle. «Gli interessi dei partiti fanno premio su tutto e si scatenano. Io credo che a favorire queste ferie sia stato il fatto che, poiché non riescono a uscire dallo stallo sui candidati improbabili per la Consulta, aspettano di accordarsi». Legittimo? Proprio no, per i grillini, che denunciano lo scambio, gli aggiustamenti, i favori sulla manovra. «Così riallineano i dissidenti della maggioranza», denuncia Crippa.
Nel fronte di chi contesta, le sensibilità sono tuttavia diverse. Ciccio Ferrara, Sinistra Italiana, in pausa a Napoli – «Ma torno mercoledì perché il Copasir si riunisce» precisa che non ci sta a seguire la «deriva demagogica grillina sulle ferie», però neppure a vedere «tutto ‘sto film sulla legge di Stabilità, per poi mettere la fiducia».
D’altra parte però il capogruppo di SI, Arturo Scotto rivendica il merito di avere aperto il contenzioso-ferie nella riunione dei presidenti dei gruppi. «Bisognava continuare con il voto a oltranza sulla Consulta, quindi convocarsi post sedute della commissione Bilancio. L’abbiamo chiesto e richiesto e ci siamo trovati contro un muro». Ora la fine delle ferie d’aula coinciderà con la ripresa del voto per i giudici costituzionali lunedì 14 dicembre, alle 15. Il 23, anti vigilia di Natale, le vacanze.
Rampelli appunto, capogruppo di Fratelli d’Italia, spiega la sua proposta, che era “avanti no stop”. «Sulla tiritera demagogica della ferie, non ci sto perché tra commissioni e aula lavoriamo a pieno ritmo. Però io ho detto: “Proseguiamo con la Consulta, fatele le brutte figure, mostrate i disaccordi, solo se ci si mette sulla graticola si riesce a trovare una soluzione». Al Senato ha funzionato un po’ diversamente in coincidenza con la manovra. «Eravamo comunque convocati – osserva la Pd Laura Puppato – Penso a quando ci sarà solo Montecitorio, immagino che il Regolamento cambierà radicalmente, ora è davvero dispersivo e poco efficace ». I 48 deputati della commissione Bilancio comunque lavorano a pieno regime. Stefano Fassina, ex dem adesso SI, ricorda che in Bilancio si lavora anche i festivi, ma «si poteva decidere qualche voto per la Consulta ». Dario Stefano, senatore Sel: «La maggioranza ha la necessità di giustificare l’intesa che non c’è sulla Consulta».
IL CORSIVO. CAMERA VISTA MONTI
di Massimo Gramellini. (Il corsivo di oggi è un gol a porta vuota, ma la colpa è di chi quella porta non la chiude mai). Nella Roma che accoglie i pellegrini del Giubileo con ingorghi festosi, per trovare silenzio e spazi vuoti bisogna andare a Montecitorio. Un’oasi di pace nel cuore della Capitale. Le banche scricchiolano, l’Isis incombe, Salvini si crede Marine Le Pen che si crede Napoleone, ma i deputati della Repubblica non accettano di darla vinta agli strateghi del terrore cambiando le proprie abitudini. E con sprezzo del pericolo, ma non del ridicolo, hanno confermato e addirittura ampliato l’usanza di mettersi in ferie. Dal 4 al 14 dicembre. Il Ponte tornato in auge nei giorni scorsi non si riferiva dunque allo Stretto, ma alla larghissima vacanza che consentirà agli onorevoli di testare l’efficienza delle strutture turistiche italiane e di acquisire informazioni di prima mano su quelle estere.
A questo punto avrebbero potuto darsi appuntamento direttamente alla seconda settimana di gennaio – si pensi alla sfida ingegneristica e al significato culturale di un ponte gettato tra l’Immacolata e la Befana – ma il senso di responsabilità che è da sempre il loro tratto costitutivo li indurrà a interrompere brevemente la villeggiatura verso la metà del mese per votare a comando la legge di Stabilità, azzoppare ancora una volta i candidati alla Corte Costituzionale e soprattutto scambiarsi gli auguri di Natale. A conferma dei legami d’affetto tra persone in apparenza tanto divise e lontane, in realtà tenute insieme da una comunanza di valori rigorosamente quotati in Borsa.
Repubblica e La Stampa – 8 dicembre 2015