In corteo impiegati, insegnanti, medici per sbloccare gli accordi vecchi di 6 anni. “Siamo in 30mila”. Barbagallo: “Se non si risolve, la prossima manifestazione non sarà di sabato…”. E si rinnova lo scontro con Poletti. Camusso: “Vuol fare Ufo Robot”. Furlan contro Madia: “Si concentra sempre sui licenziamenti, invece di guardare a organizzazione e professionalità”
Impiegati, insegnanti, medici. In piazza, con lo slogan “Pubblico6Tu“, scendono in 30mila, secondo i sindacati, per chiedere il rinnovo dei contratti, bloccati da 6 anni in tutti i settori pubblici: scuola, sanità, funzioni centrali, servizi pubblici locali, sicurezza e soccorso, università e ricerca. A guidare il corteo che ha attraversato Roma da piazza della Repubblica a piazza Madonna di Loreto i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, ma a aderire sono state 25 sigle diverse. I sindacati chiedono lo stanziamento di risorse nella legge di Stabilità per un rinnovo “dignitoso” dei contratti pubblici. Attualmente nella legge di bilancio sono previsti 219 milioni di euro destinati al pubblico impiego, 80 per forze di polizia e carriere speciali. “Una mancia“, dicono i sindacati che chiedono 150 euro di aumento medio. Ma “il contratto non è solo aumento di retribuzione, anche se troviamo insultante la cifra che è stata messa”.
E c’è spazio per riaprire la polemica direttamente con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti dopo le parole sull’orario di lavoro: “L’idea” che emerge, dice la Camusso, è quella di un “ministro che non conosce com’è fatto il lavoro” e “vuole apparire come Ufo Robot, per risolvere tutti i problemi. Ma le condizioni non vanno che peggiorando”. “L’idea che ha il ministro è che non ci siano più delle regole per i diritti dei lavoratori”, sottolinea la segretaria della Cgil. “E’ evidente – continua – che non conosce il rapporto che c’è tra la fatica e il tempo-lavoro. Vorrei vederlo a tradurre ciò che ha detto nella concretezza del lavoro quotidiano delle persone. Forse un ministro del Lavoro dovrebbe sapere di cosa parla”. Con parole diverse il giudizio su Poletti è simile anche da parte dei leader di Cisl e Uil: “Un’uscita estemporanea” ha detto la Furlan, “un intervento a gamba tesa” ha ribadito Barbagallo.
Ma c’è anche un altro ministro del governo Renzi che finisce nel mirino delle organizzazioni dei lavoratori, Marianna Madia, che nell’esecutivo ha la delega alla Funzione Pubblica. “Ho l’impressione che quando si parla di pubblica amministrazione la ministra Madia con troppa facilità concentra l’attenzione sui licenziamenti”, dichiara la segretaria della Cisl Furlan, mentre si dovrebbe riflettere “sull’organizzazione, sulle professionalità”. Per la Camusso “il ministro Madia ha un chiodo fisso” sul tema, quando “dovrebbe porsi alcune domande” del tipo: “perché succedono cose di questo tipo, dove stanno i dirigenti e gli amministratori in questi casi e perché non si applicano le regole che ci sono?”.
Per tornare al merito della manifestazione, sul blocco del contratto del pubblico impiego c’è stata anche una sentenza della Corte costituzionale ma, afferma la Furlan, “il governo fa finta di non sentire e dopo sei anni offre 5 euro: non c’è dignità in una offerta di questo genere da parte di chi la pone. Si vergogni il governo“. Per Barbagallo la situazione potrebbe accelerare “se non si fa il contratto subito, entro l’anno”. Non parla apertamente di sciopero, ma l’allusione è chiara: la conseguenza di un’eventuale soluzione è al problema è che “la prossima manifestazione non sarà né di sabato, né di domenica”. “Non si capisce – conclude la Camusso – un governo che non ha il coraggio di aprire il tavolo” contrattuale del pubblico impiego, “perché ci vuole coraggio ad affrontare i problemi veri del lavoro, smettendola di mostrare i muscoli”. – “Non ci fermeremo se non mettete risorse in legge di stabilità”, aggiunge la segretaria della Cgil. Se si arriva “al 15 dicembre” e nulla cambia, allora, aggiunge “avete sbagliato i conti“.
Il Fatto quotidiano – 28 novembre 2015