Federico Genta. Che anche il canile di Caluso avesse scaricato il cacciatore amante dei safari, lo si era già capito nel primo pomeriggio di sabato. Quando lo stesso protagonista, Luciano Ponzetto, confermava la notizia «ringraziando per la fiducia» la struttura di cui è stato direttore sanitario per sedici anni, e in modo particolare Luciano Antonio Sardino. Il presidente della sede della Lega nazionale per la difesa del cane, tra i firmatari del «comunicato ufficiale» diffuso soltanto ieri.
Quali sono le ragioni dell’allontanamento? Beh, diciamo che la ricostruzione del consiglio direttivo della struttura sembra andare un po’ oltre le pur oggettive pressioni arrivate negli ultimi giorni dagli ambientalisti, dalla Federazione nazionale degli ordini veterinari e dall’Enpa, che era arrivata a chiedere ai Comuni convenzionati con il canile di sciogliere gli accordi di collaborazione.
La condanna
Certo, Ponzetto e i collaboratori del suo studio «si sono dimostrati molto attenti ai bisogni oltreché scrupolosi nelle cure degli ospiti a quattro zampe del nostro rifugio». La condanna dell’ormai ex direttore, però, appare pressoché totale: «Ci teniamo a sottolineare con forza la nostra totale contrarietà, dell’associazione, del presidente e di tutti i suoi collaboratori, rispetto a qualsiasi forma di caccia o abuso su animali, selvatici o domestici essi siano».
Perché allora affidarsi, sin dal ’99, a Luciano Ponzetto. Che, gli va riconosciuto, non ha mai nascosto le proprie passioni e nel suo stesso ambulatorio espone trofei e immagini del tutto analoghe a quelle che hanno sollevato il polverone sui social network? «La limitata disponibilità di risorse umane, di tempo e di denaro aveva creato la necessità di avere un ambulatorio veterinario situato nelle immediate vicinanze della nostra struttura, che garantisse nel contempo un servizio professionalmente valido, adatto alle nostre esigenze e con costi moderati». Quindi, il colpo di grazia: «Ci teniamo però a precisare che non è il solo studio con il quale lavoriamo e che stavamo gia’ valutando la possibilità di altre forme di collaborazione».
Schiacciati dal diktat
Insomma, i toni della difesa a oltranza del medico cacciatore, sulla cui professionalità nessuno ha mai posto il minimo dubbio, sembrano ormai scomparsi. Certo, nel comunicato, non mancano le critiche a Marco Bravi, responsabile dell’Enpa di Torino, «che pur senza conoscere la bontà della gran mole di lavoro che svolgiamo da tanti anni con passione e dedizione, si permette di porre diktat ai Comuni convenzionati con la nostra struttura, i quali nel corso degli ultimi 20 anni non hanno mai avuto nulla da eccepire».
Diktat per cui lo stesso presidente Sardino non nasconde le evidenti preoccupazioni. «Non è stato facile trovare le parole giuste per esprimere la nostra posizione, perché da brave persone ci siamo fatti degli scrupoli. Sicuramente siamo amareggiati per come si è evoluta la questione in questi ultimi giorni. Non troviamo giusto che il buon nome del canile, conquistato con anni di duro lavoro abbia rischiato di venir compromesso per altre questioni».
La FNOVI smentisce di aver esercitato pressioni
In merito a quanto apparso sul quotidiano La Stampa di Torino relativamente alla nota vicenda del dott. Luciano Ponzetto e del suo licenziamento dal canile di Caluso presso il quale svolgeva la professione, si specifica che la Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani non ha mai avuto contatti con il giornale in oggetto, né tantomeno ha esercitato pressioni di qualsiasi natura sui datori di lavoro del sanitario.
La Stampa – 9 novembre 2015