L’Italia non sarà la Francia, che ogni anno a ottobre versa puntualmente ai propri agricoltori un anticipo dei generosi sussidi agricoli Ue, però nei giorni scorsi il Mipaaf ha fatto sapere di aver finalmente «avviato il pagamento della prima tranche degli anticipi del premio unico Pac».
Un’operazione da 620 milioni (su un plafond di 4 miliardi annui) resa possibile «a seguito della rideterminazione dei diritti all’aiuto di tutti i produttori agricoli» imposta dall’ultima riforma comunitaria, che ha azzerato la lista dei beneficiari storici, chiedendo a ogni Stato membro di ridefinirla sulla base di nuovi criteri (non più basati sulla produzione, ma sostanzialmente sulla superficie aziendale).
Un compito che ha creato all’Agea, l’organismo pagatore nazionale, non poche difficoltà. Tutt’altro che superate però visto che in molte regioni gli anticipi non sono affatto partiti, mentre su quelli annunciati dal ministero c’è il rischio di penalità per il mancato rispetto di alcune scadenze. Lombardia e Veneto hanno denunciato «ritardi dovuti alle caotiche disposizioni Agea e Mipaaf», che «hanno reso più complesso il calcolo degli aiuti».
A monte della questione c’è sicuramente l’oggettiva complessità di una riforma Ue già definita «inapplicabile» da molte associazioni di categoria (e per questo Bruxelles ha garantito informalmente ampi margini di flessibilità nel primo anno di attuazione). Però l’annuncio del Mipaaf che parla di «erogazione immediata di oltre 510 milioni di euro per circa 150 mila aziende, alle quali aggiungono 110 milioni di cui beneficeranno i piccoli agricoltori» è stato seguito a stretto giro prima da alcune «precisazioni». Il direttore di Avepa, l’organismo pagatore del Veneto (280 milioni di soli anticipi), Fabrizio Stella, ha spiegato che «Avepa in questa situazione di totale incertezza non è in grado di fornire una data precisa per l’inizio dei pagamenti. Agea continua a emanare circolari contraddittorie tra loro e con le stesse disposizioni del Mipaaf». Dalla Lombardia, prima regione agricola d’Italia, l’assessore, Gianni Fava, è stato ancora più duro: «Agea ha fornito il valore dei titoli provvisori incompleto e per molte aziende i titoli risultavano non pagabili. L’organismo pagatore regionale è stato costretto a un attento lavoro di verifica dei dati trasmessi per non penalizzare le molte aziende che, solo sulla base delle informazioni trasmesse da Agea non avrebbero potuto ricevere il pagamento».
Alessio Romeo – Il Sole 24 Ore – 7 novembre 2015