Una manovra con un quadro «sostenibile» che grazie alle riforme strutturali favorirà la ripresa dell’economia e stimolerà l’occupazione garantendo «un impatto crescente» sul Pil. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, difende a spada tratta la legge di stabilità da critiche «selettive» che prendono in esame solo singole misure e da «giudizi distorti e incompleti».
Padoan ribadisce che la lotta all’evasione resta «centrale» nell’azione del Governo. E sottolinea che «il ritorno alla crescita consente di imprimere un’inversione alla traiettoria del debito» aggiungendo che «dopo otto anni di aumento ininterrotto il rapporto tra debito pubblico e Pil scenderà dal 2016 ed è previsto in continuo calo negli anni successivi».
Nel corso dell’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato Padoan afferma che la manovra da 28,7 miliardi per il 2016 (32,4 nel 2017 e 30,3 nel 2018) contiene misure complessivamente riconducibili alla revisione della spesa per 7,3 miliardi (8,4 miliardi nel 2017 e 10,3 nel 2018), che viene utilizzata «principalmente» per coprire il taglio delle tasse. E garantisce che la spending review «è un processo che continua, non ci sono singhiozzi». Ma il ministro sostiene che «è cruciale, anche in prospettiva, che non venga indebolito l’assetto» della previdenza dopo aver ricordato che con gli interventi inseriti nella legge di stabilità «non viene depotenziata la riforma» delle pensioni che rende il sistema pensionistico «uno dei più stabili e sostenibili d’Europa».
Una sorta di avvertimento che arriva nel momento in cui si intensifica il pressing della maggioranza per apportare ritocchi alla “stabilità” in chiave di flessibilità in uscita. Lo stesso Governo ha accolto in commissione Lavoro del Senato un ordine del giorno che lo impegna «a presentare» nel 2016 «un disegno di legge» per «integrare e consolidare» la riforma Fornero con forme di flessibilità. Secondo il presidente della Commissione, Maurizio Sacconi (Ap), «già in legge di stabilità potrebbero essere recepite alcune indicazioni» riguardanti «l’accompagnamento del lavoratore negli ultimi anni di vita lavorativi», opzione donna e ricongiunzioni.
Tornando alla composizione della manovra, che ha «un segno inequivocabilmente espansivo»,il ministro sottolinea che «le evidenze disponibili suggeriscono che la strategia finora adottata ha prodotto risultati tangibili: Pil e occupazione stanno aumentando». Il ministro fa anche notare che «un inequivocabile segno di fiducia sulla gestione del debito», e quindi dei mercati, arriva dalle ultime aste di titoli di Stato dove il Tesoro «si è finanziato a tassi negativi».
La manovra, tra l’altro, potrebbe presto inglobare l’anticipo del taglio Ires dal 2016. L’ok della Ue alla clausola migranti che garantirebbe un’ulteriore flessibilità pari a 0,2 punti di Pil appare più vicino anche se in versione una tantum, limitata nel tempo ed eccezionale. Fonti europee riferiscono che queste condizioni non ci dovrebbe essere opposizione dell’Eurogruppo (che non dovrebbe comunque discutere la questione lunedì).
Padoan si sofferma anche sul Mezzogiorno ricordando che entro l’anno saranno stipulati 15 patti per il Sud come evidenziati nel “masterplan” presentato ieri sul sito di Palazzo Chigi (si veda il Sole 24 ore di ieri). Il ministro ribadisce poi che le clausole di salvaguardia fiscali «saranno dimezzate nell’arco dell’orizzonte del mandato di questo Governo». E sul capitolo del contante afferma che la polemica è «fuorviante» e che la misura ha effetti pro-ripresa. Padoan si sofferma anche sulla «questione derivati» annunciando che a breve «sarà reso pubblico un nuovo rapporto» sul debito in chiave trasparenza.
Quanto allo scontro sulla sanità, Padoan sottolinea l’esigenza di «migliorare il sistema sanitario regionale» e giudica di «buon senso» che le Regioni virtuose convergano verso le buone pratiche di quelle virtuose. Il ministro chiarisce che il limite del turn over del 25% non si applica al personale della sanità e che «lo stanziamento» previsto per il rinnovo dei contratti pubblici (330 milioni) è coerente con la pronuncia della Consulta e potrebbe aumentare solo con la prossima “stabilità” una volta ridefiniti i comparti del pubblico impiego.
Marco Mobili e Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 5 novembre 2015