di Natascia Ronchetti. Con le prime 5mila forme dotate del bollino di Ok Kosher, l’ente statunitense per la certificazione dei prodotti alimentari destinati alle persone di fede ebraica, il Parmigiano Reggiano fa il proprio ingresso in un mercato costituito a livello globale da 13,5 milioni di persone: vale a dire gli ebrei osservanti che si attengono all’insieme delle regole religiose che da tremila anni, ispirandosi alla Torah, governano la loro alimentazione.
Il più famoso formaggio italiano in versione kosher porta la firma di Bertinelli, azienda di Parma associata al Consorzio di tutela dell’eccellenza alimentare della food valley emiliana: è infatti tra i 400 produttori dislocati nell’area compresa tra la provincia di Parma e quella di Reggio Emilia da dove proviene il prodotto Dop.
Le forme sono certificate con la specifica supervisione della mungitura e della lavorazione del latte. Le regole kosher vietano infatti l’uso di animali che abbiano subito interventi chirurgici mentre la stagionatura avviene su assi di legno sanificate ad hoc, per evitare qualsiasi tipo di “contaminazione”: oggi tutti gli impianti della Bertinelli sono stati sottoposti a un processo di adeguamento alle esigenze della produzione kosher.
Per il Parmigiano Reggiano e per il Consorzio di tutela si tratta della classica prima volta, con il debutto ufficiale a Expo, nel padiglione di Israele. I principali mercati di riferimento sono quello degli Stati Uniti e quello dello stesso Stato ebraico, anche se il Parmigiano Reggiano kosher non è destinato solo agli ebrei osservanti ma è rivolto anche a tutti i consumatori che hanno scelto l’alimentazione vegetariana. I prodotti alimentari destinati agli ebrei valgono nel mondo circa 150 miliardi di dollari, con un tasso di crescita del 15% all’anno. Nei soli supermercati Usa il 30% dei prodotti venduti è certificato kosher, per un totale di oltre 25.000 referenze, tra alimenti e bevande.
Bertinelli è la prima e per ora unica azienda a produrre il Parmigiano Reggiano ammesso sulle tavole della popolazione di fede ebraica. Con una superficie coltivata di 150 ettari e circa 700 capi di bestiame, l’azienda fattura circa 17 milioni di euro all’anno. Le prime cinquemila forme prodotte e già acquistate hanno una stagionatura di 12 mesi.
Il Sole 24 Ore – 28 ottobre 2015