Il governo prepara un decreto legge per tamponare i bilanci delle Regioni, che dopo la sentenza della Consulta sulla contabilizzazione dei prestiti ricevuti dallo Stato, rischiano di esporre un disavanzo fino a 20 miliardi di euro. La «sanatoria», una sistemazione contabile che non comporterebbe esborsi per la finanza pubblica, ma carica le Regioni di un debito da ripianare in trent’anni, doveva trovar posto nel disegno di legge di Stabilità, che ieri è stato firmato dal capo dello Stato e trasmesso al Senato.
Ma il rischio che potesse essere cassata come norma ordinamentale, non ammessa nella legge di bilancio, e soprattutto l’urgenza dell’intervento, ha convinto il governo ad adottare la strada del decreto.
La situazione è molto complicata, ed in parte è già scappata di mano all’esecutivo. Tutto nasce nel 2013, quando il governo presta 20 miliardi alle regioni per pagare i debiti con i fornitori. Alcuni governatori, seguendo le indicazioni un po’ ambigue dell’Economia, finiscono però per usare quei soldi per finanziare nuova spesa. Il bilancio del Piemonte cade sotto la scure della Consulta, che a luglio lo dichiara incostituzionale, aprendo il varco alla bocciatura dei bilanci di quasi tutte le altre Regioni. Il governo comincia a studiare una soluzione, ma nel frattempo arriva la Corte dei conti, che due settimane fa ridetermina il deficit 2013 del Piemonte, da 300 milioni a 5 miliardi, che nel 2014 salgono fino a quasi 6 miliardi. Il danno ormai è fatto, tanto che il governatore piemontese Sergio Chiamparino, di fronte alla prospettiva di dover restituire 800 milioni l’anno al governo, dà le dimissioni dalla guida della Conferenza delle Regioni. E qui parte la corsa contro il tempo per salvare le altre Regioni, prima dei giudizi, imminenti, della Corte. E sono gli stessi magistrati contabili a sollecitare in qualche modo l’esecutivo ad intervenire. La Corte ha presentato il quadro aggiornato della situazione tre giorni fa in Parlamento. Le somme ricevute dalle Regioni come anticipazioni dello Stato, tra il 2013 e il 2014, ammontano a 20,1 miliardi di euro. Quella che ne ha avuti di più è stata il Lazio, 8,7 miliardi, seguita dal Piemonte, con 3, dalla Campania con 2,7 miliardi, dal Veneto con 1,5. Ognuna li ha contabilizzati in modo diverso, ma quasi tutte sbagliando. «Solo in pochi casi — dice la Corte — sembrerebbe si sia proceduto alla sterilizzazione delle somme ricevute». Il buco a carico delle Regioni oscillerebbe tra 9 e 20 miliardi. C’è il rischio, avvisano i magistrati contabili, che «per i rendiconti in corso di istruttoria ai fini del giudizio di parificazione» possa evidenziarsi lo stesso problema del Piemonte. «Il distorto uso delle anticipazioni può provocare due effetti: da un lato quello di non pagare i debiti pregressi, dall’altro quello di aumentare — dice la Corte — la spesa corrente senza copertura». In ogni caso c’è un buco, che qualcuno dovrà coprire. Il governo cerca una soluzione contabile che consenta di spalmare il debito, sperando che la Ue non si metta di traverso, senza oneri per lo Stato. A pagare saranno i contribuenti delle Regioni in deficit, con tasse e il taglio dei servizi.
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 26 ottobre 2015