Antonella Mariotti. L’anno scorso 29 cinghiali sono scesi in città dalla collina. E quest’anno la ormai ex Provincia ha speso 170 mila euro di rimborso per i danni provocati alle coltivazioni agricole, una cifra comunque notevolmente inferiore a quelle degli anni precedenti. «Quest’anno non possiamo ancora fare un bilancio degli avvistamenti, di sicuro però abbiamo abbattuto circa 500 esemplari: questo ha ridotto la cifra dei rimborsi». Leone Ariemme del servizio Tutela della fauna della Città metropolitana fa un quadro della situazione cinghiali in città, dopo il caso dei tre animali trovati in corso Casale, di cui due sono entrati in un ristorante.
«Noi interveniamo quando ci chiamano i cittadini ovviamente e interveniamo su due fronti» dice ancora Ariemme che poi precisa: «Gli esemplari in corso Casale sono stati abbattuti ma in altri casi gli animali sono stati salvati e reimmessi in natura». Negli uffici della Città metropolitana infatti c’è anche il servizio «Salviamoli insieme», quello per intenderci che ha soccorso il cigno – trovato ferito anche lui in corso Casale – in qualche caso anche i cinghiali vengono reimmessi in natura mentre altri abbattuti, e a farlo è un «selecontrollore». Si tratta di cacciatori selezionati per questo tipo di operazioni, cioè tenere sotto controllo la fauna definita in «esubero». Ma secondo alcuni esperti, come per gli animalisti, queste operazioni non fanno che spingere gli animali a rifugiarsi nelle zone dove i cacciatori non possono arrivare: vicino alle case.
I precedenti
Non è la prima volta che i cinghiali si avvicinano alla città, sette anni fa nel sottopasso di corso Massimo un animale venne «fermato» dai vigili urbani, anzi da una vigilessa «che cercò d fermare l’animale bloccandogli la via di fuga. Fu un errore – spiega Ariemme -. L’animale la colpì scappando, non provocandole ferite ». Ancora prima ci fu il caso del cinghiale che arrivò dritto in piazza Vittorio a passeggio nella movida. Insomma i cinghiali, come altri animali selvatici, sono diventati sinantropi, cioè che si sono abituati a vivere vicino all’uomo. I cinghiali si spostano verso la città in cerca di cibo perché dice sempre Ariemme: «Qui ne trovano in abbondanza. Certo che prima degli Anni 90 di cinghiali non se ne vedevano molti neanche nelle campagne, figuriamo in città». Secondo gli esperti della provincia e non solo secondo loro, l’aumento del numero di questi animali è dovuto soprattutto alle immissioni di capi per la caccia. «Più di venti anni fa – racconta ancora Ariemme – una coppia di cinghiali costava molto meno di una coppia di lepri per il ripopolamento. Era ovvio che i cacciatori preferissero i primi alle seconde».
«Sono arrivati in corso Casale? Spero che ora prendano provvedimenti. Non se ne può più». Michele Mellano direttore regionale della Coldiretti ricorda i danni provocati dagli animali alle colture e i rimborsi «per quanto riguarda la Regione fermi ancora al 2013. I cacciatori? Non ci aiutano come dovrebbero, non abbattono tutti i capi perché temono di non averne poi per gli anni successivi».
La Stampa – 23 ottobre 2015