Così presto, no. Chissà, forse magari più avanti, ma adesso non è proprio il caso: «Sono troppo impegnato e concentrato sulla Regione per poter permettermi altre distrazioni». Luca Zaia risponde questo, a chi gli chiede se allora è proprio vero che Matteo Salvini intenda lanciarlo come candidato premier, alla testa del progetto «Lega-Italia» (o «degli Italiani») svelato ieri da Repubblica , dopo che i due ne avevano già parlato a cena un paio di settimane fa a Cittadella.
Se questo fosse un giallo, bisognerebbe considerare che due indizi sono solo una coincidenza e che per ottenere la prova ne serve un terzo, ma siccome questa è politica, la sola ipotesi di un’Opa del Carroccio sul centrodestra ha già scatenato malumori.
È una giornata particolare per il governatore, ospite a Piazzola sul Brenta della rassegna agroalimentare «Caseus Veneti». Tutti a cercare nelle sue parole qualche allusione alle intenzioni del segretario federale, che vedrebbe in lui il modello di amministratore e di moderato giusto per un’operazione tricolore, senza valutare però che sono passati appena quattro mesi dalla sua rielezione in Veneto, responsabilità imprescindibile per l’inquilino di Palazzo Balbi. Per esempio quando omaggia la dedizione di Eleonora Daniele, ribattezzata per l’occasione «madrina del formajo » ma anche testimonial gratuita della campagna sull’autismo, Zaia osserva: «Facile diventare famosi a Roma e perdere i legami con il territorio» (sottinteso: lei no, io nemmeno). Oppure quando detta al suo staff un comunicato in polemica con le rassicurazioni di Matteo Renzi sui tagli in sanità, il leghista rimarca: «Io fossi nel governo mi vergognerei, ma presiedo una Regione e sono sempre più preoccupato per la salute dei miei concittadini» (sottinteso-bis: lui stia pure a Palazzo Chigi, io sto coi veneti).
Su villa Contarini rimbalzano le dichiarazioni di Salvini che, in visita a Tarvisio, tra un boccone di frico e un assaggio di cjarsons sembra un po’ rimangiarsi la fretta con cui ha lanciato il trevigiano: «Non ragiono di fantasie, Luca Zaia è un grandissimo, però c’è da costruire la cacciata di Renzi e l’arrivo al governo». E ancora: «Si inventano i nomi più vari ed eventuali per la Lega, li lascio delirare, noi seguiamo il territorio difendendo i confini». Nel dubbio, comunque sia, davanti a taccuini e telecamere Zaia ridimensiona il proprio ruolo nella partita e restituisce volentieri la palla: «Ringrazio il mio segretario per l’attestazione di stima. In Lega ci sono un sacco di persone in gamba e bravi amministratori. Come scrisse Carducci da bambino, quando gli chiesero un tema sulla mamma: “Mia mamma è mia mamma. Punto e basta”. Il leader è Matteo. Punto e basta». Capo politico, dunque, ma anche candidato premier. «Salvini – aggiunge il governatore – ha dimostrato di avere una leadership assolutamente incontrastata, avendo portato il partito dal 3% al 15-16, forse anche 20%. Direi che lui ha tutti i numeri per affrontare anche questa avventura».
Sembra crederlo pure Roberto Maroni quando, dal proprio profilo Twitter, rilancia l’idea di un ticket Salvini-Meloni: «Che ne pensate?». Secondo i fedelissimi di Zaia, dietro la proposta del presidente della Lombardia ci sarebbe in realtà una sfida al leader federale, che in questa fase lo starebbe ignorando a vantaggio del suo omologo veneto. Ma in fondo queste sono dinamiche interne al Carroccio. Quel che interessa al resto del centrodestra, in questo frangente, è evitare di rimanere schiacciato sotto il peso leghista. Non a caso il veneziano Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, apre con questa premessa Il Mattinale del weekend: «Con tutto il rispetto per gli amici del centrodestra che, forse anche giustamente, si sospingono a vicenda in vista delle partite future per la guida della nostra coalizione. Ma al momento, e non c’è Salvini che tenga, una cosa appare certa e incontrovertibile. Il leader del centrodestra – per esperienza, per storia politica, per lungimiranza, per peso specifico interno e internazionale – è ancora e fortissimamente Silvio Berlusconi» (segue tweet iperbolico: «Berlusconi è stato votato 170 milioni di volte in tutte le elezioni»).
Nemmeno i fittiani sembrano disposti a firmare cambiali in bianco alla Lega: «Non abbiamo preclusioni verso Zaia, ma riteniamo che il candidato premier del centrodestra debba essere scelto attraverso le primarie, intese come consultazioni libertarie regolate per legge, come proporremo la prossima settimana alla Camera», annuncia il padovano Leonardo Padrin, esponente («cittadino») dei Conservatori e Riformisti. Punta alle primarie anche Fare!. «Aperte e fondate su programmi chiari – puntualizza la senatrice Patrizia Bisinella, confermando l’interesse di Tosi a prendervi parte. «Noto però – aggiunge la trevigiana- che quand’era Flavio a sostenere l’allargamento della Lega, venne accusato di voler violare l’indipendenza della Padania. Luca premier? Mi auguro voglia onorare il suo impegno con i veneti». Zaia, che ha dimostrato di ambire al ruolo di primus già quando si dimise da ministro per diventare il numero uno della sua Regione, ultimamente ripete spesso ai suoi: «Primum vivere ». Forse intuisce che, ora come ora, da presidente del Consiglio non avrebbe più vita. Così presto, no. Più avanti, chissà.
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 27 settembre 2015