È quella «boccata d’ossigeno per le nostre imprese» che aspettavano. Quei «pesi» che Coldiretti aveva chiesto al governo di togliere per «liberarci le ali». Ed è proprio lì, nell’Expo dedicata all’alimentazione e di fronte a una platea di 30mila agricoltori arrivati da tutta Italia, che Matteo Renzi ha risposto: dal primo gennaio del 2016 sarà cancellata l’Imu agricola».
E anche «sull’Irap agricola avete ragione: dal prossimo anno non si pagherà più. Abbiamo trovato le coperture ieri (due giorni fa ndr ), sarà nella legge di Stabilità», ha annunciato il presidente del Consiglio. Due provvedimenti, ha spiegato il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina che complessivamente valgono «quasi un miliardo» e che rappresentano «un impegno senza precedenti per il sostegno al reddito degli agricoltori».
Era quello che aspettavano, gli agricoltori dell’associazione. Tra applausi, cappellini e bandiere gialle a riempire il teatro all’aperto dell’Esposizione. «Per la prima volta dal dopoguerra viene tagliata la fiscalità in agricoltura», esulta il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo. E adesso, dice, «le imprese potranno recuperare risorse importanti per gli investimenti finalizzati all’innovazione e alla crescita dell’occupazione in un settore particolarmente dinamico come l’agroalimentare Made in Italy». E proprio dal fronte lavoro sono arrivati segnali positivi. È stata la stessa Coldiretti a celebrare così la Giornata italiana dedicata all’agricoltura. Con i dati che definiscono i contorni di un «balzo record »: nel secondo trimestre, gli occupati dipendenti nelle campagne sono aumentati del 5 per cento se si considera lo stesso periodo del 2014, il quintuplo rispetto alla media italiana. E a trainare la crescita è l’agricoltura del Mezzogiorno. Perché il maggior tasso di crescita nelle assunzioni è al Sud: più 11 per cento. Un settore che dà lavoro a 322 mila immigrati. Numeri positivi come quelli dell’export agroalimentare che a fine anno dovrebbe toccare un altro picco: 36 miliardi, con un più 10 per cento nel primo bimestre di Expo (maggio giugno). Ed è ai mercati esteri che ha guardato anche Renzi. L’export italiano «andrà sempre meglio- ha detto – dobbiamo organizzarci all’interno e comunicare meglio». Perché «se nel mondo c’è richiesta di prodotti italiani per 90 miliardi e il nostro export ne vale 35, non stiamo comunicando bene quello che produciamo». Basta, insomma, «sputare sull’Italia».
Repubblica – 16 settembre 2015