Aiuti allo stoccaggio privato e sostegni diretti agli agricoltori. Saranno queste le linee guida per utilizzare il budget straordinario di risorse destinate da Bruxelles alla zootecnia europea (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 settembre). Il Consiglio dei ministri Ue ha stanziato infatti 500 milioni a favore del settore europeo alle prese con una grave crisi innescata da un’ondata di ribassi dei prezzi. Le decisioni saranno ratificate da una nuova riunione del Consiglio Ue in calendario il prossimo martedì 15 settembre.
A spiegare le priorità dell’Italia lo stesso ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina. «Avevamo chiesto – ha detto ieri – un intervento straordinario a sostegno del reddito dei nostri allevatori e la Commissione ha dato una prima risposta. I 500 milioni stanziati serviranno per agevolare la liquidità delle aziende. Il primo dato certo sul quale abbiamo lavorato molto è che non verranno presi dalla riserva di crisi, ma saranno una dotazione aggiuntiva per il settore agricolo. Per quanto riguarda le azioni è previsto lo stoccaggio privato dei formaggi, fortemente richiesto dall’Italia insieme a Francia, Spagna e Portogallo, insieme agli aiuti diretti. A livello nazionale – ha aggiunto Martina -provvederemo prontamente a declinare le attività a supporto delle filiere interessate, non appena sarà raggiunto l’accordo definitivo in sede europea. Queste risorse si vanno ad aggiungere al piano latte che abbiamo presentato nelle scorse settimane, con una dotazione di 120 milioni».
Della crisi che sta attraversando la zootecnia europea si è parlato ieri a Milano, nella cornice di Expo, in un incontro su «L’internazionalizzazione di prodotti di eccellenza lattiero caseari» organizzato dal Consorzio del Pecorino Romano Dop. Le attuali difficoltà del settore secondo molti sono legate a doppio filo alla fine del sistema delle quote. Dallo scorso aprile, infatti, si è registrato un incremento della produzione in molti paesi Ue che ha innescato una spirale ribassista dei prezzi dilatte e formaggi. «Una situazione che obbliga a guardare sempre di più ai mercati internazionali – ha spiegato Ersilia Di Tullio di Nomisma -. Bisogna individuare nuovi sbocchi all’estero anche perché quello che negli ultimi anni si è rivelato il mercato più promettente, la Russia (con spedizioni di formaggi Made in Italy cresciute di oltre il 700% in dieci anni) ha fatto registrare, per effetto dell’embargo, un crollo degli acquisti dall’Italia del 45% negli ultimi 12 mesi». «In questo quadro diventa fondamentale – ha aggiunto l’Europarlamentare Pd, Paolo De Castro – l’accordo di partenariato Usa-Ue allo studio. Un accordo sul quale cercheremo di trovare un compromesso anche se, come confermato dal Commissario Ue al commercio, Cecilia Malmstrom, riteniamo inammissibile che non ci siano passi in avanti sulla tutela delle indicazioni geografiche» E che sui mercati internazionali, anche in quelli ritenuti maturi, ci sia spazio per crescere è testimoniato proprio dal caso del Pecorino romano Dop. «Un prodotto – ha detto il presidente del Consorzio di tutela, Salvatore Palitta – che anni fa era in difficoltà e che ha saputo riposizionarsi. Negli Usa, il nostro principale mercato che assorbe oltre il 60% della produzione, da commodity siamo diventati una “speciality food” e i consumatori sono disposti a riconoscerci un prezzo (9 euro al chilo) ormai prossimo a quello del Parmigiano reggiano. L’importante è concentrarsi sul controllo dell’offerta, sulla qualità del prodotto e nel rapporto sempre più stretto col consumatore finale».
Giorgio dell’Orefice – Il Sole 24 Ore – 13 settembre 2015