A Lodi è allerta «febbre del Nilo», o «West Nile Virus», una malattia infettiva che viene trasmessa all’uomo e agli animali – in genere cavalli e uccelli – attraverso la puntura di zanzare notturne «padane» (Culex pipiens). Di solito la puntura non è pericolosa, ma in alcuni casi, soprattutto nelle persone anziane, può causare gravi infezioni, come l’encefalite.
Primi casi in provincia di Lodi
Come nel caso di due lodigiani, ricoverati nel reparto di malattie infettive e tropicali dell’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano. Erano arrivati nei giorni scorsi in ospedale con febbre alta e stato confusionale, in gravi condizioni, e sono stati sottoposti a complessi esami radiodiagnostici e sierologici che hanno accertato la malattia. Si tratta dei primi casi accertati in provincia di Lodi dopo che comunque gli ospedali si erano attivati con la diagnosi a seguito di episodi nelle vicine province di Pavia, Cremona e Mantova. La malattia può non venire riconosciuta, nei casi meno gravi, e vissuta dal paziente come un’influenza che dura circa una settimana, ma se non curata in alcuni soggetti può portare a encefalite, coma e morte. Un monitoraggio con esami genetici effettuato in luglio dall’Asl lodigiana su alcune zanzare appositamente catturate in luglio ha confermato che erano portatrici del virus. I due pazienti, dei quali non vengono rese note le generalità, non hanno soggiornato all’estero. Ancora incerta la prognosi riguardo a un completo recupero neurologico.
I sintomi
La malattia si manifesta con sintomi simili influenzali con una durata di 3-5 giorni, febbre leggera, cefalea frontale, mal di gola, mialgia, congiuntivite, dolori gastrointestinali e un esantema dalla forma rubeolica o maculopapulosa, limitato al torace. In circa il 15% dei casi si manifesta una meningite con un referto del liquor non specifico. La malattia porta con sé un’immunità permanente; non è nota un’infezione cronica nell’uomo. La gravità della malattia varia, un’interessamento del sistema nervoso centrale oppure decorsi fatali sono stati osservati raramente. Spesso il percorso clinico è inapparente e esiste quindi un rischio elevato di trasmissione della malattia in chi riceve le conserve di sangue in paesi endemici. Il virus è diffuso in Africa, Europa, Asia e dalla sua prima comparsa nel 1999 a New York anche nel Nordamerica. Recentemente in Europa sono stati osservati casi in Francia, Italia e nei Balcani.
Il Corriere della Sera – 25 agosto 2015