Maurizio Di Giangiacomo. La dieta vegana è migliore di quella «onnivora» e poterla rispettare è un diritto, anche all’asilo nido. Così si è pronunciato il Tribunale amministrativo regionale dell’Alto Adige, accogliendo il ricorso di una giovane madre di Merano che allo stesso Tar si era rivolta dopo che il figlioletto era stato espulso dalla struttura.
La battaglia legale
La battaglia giudiziaria era iniziata nello scorso mese di febbraio, quando la donna aveva impugnato la determinazione dirigenziale con la quale il Comune di Merano aveva allontanato il bambino dall’asilo nido. Un provvedimento al quale la dirigenza scolastica era giunta dopo che la madre, che si era vista negare pasti vegani per il suo bambino, si era rifiutata di produrre certificati medici e risultati di analisi cliniche che ne comprovassero il buono stato di salute.
Due tesi
Davanti al Tar due tesi: quella, se vogliamo un po’, tradizionalista della pubblica amministrazione, secondo la quale la dieta vegana sarebbe pericolosa per un minore, specie in età prescolare, per il quale non varrebbero le direttive ministeriali (Linee guida della ristorazione scolastica) in quanto rivolte alla scuola e non all’asilo nido. Dall’altra le ragioni di una giovane madre, attenta ai trend ma, con tutta evidenza, anche molto aggiornata sulle ultime novità scientifiche, tanto da dimostrare in sede di giudizio la superiorità dell’alimentazione vegetale rispetto a quella «onnivora» e che la determinazione della dirigenza scolastica di Merano andava contro norme costituzionali e direttive ministeriali, imponendo un onere iniquo – la produzione dei certificati medici – e mettendo in atto una discriminazione, l’espulsione del bambino, sproporzionata e illegittima. Il Tribunale amministrativo dell’Alto Adige ha, infatti, accolto la richiesta della donna, obbligando la dirigenza scolastica a riammettere il bimbo e condannando il Comune di Merano al pagamento delle spese legali.
Sentenza storica
Carlo Prisco, avvocato della giovane madre, parla di «pietra miliare» nel riconoscimento del diritto all’alternativa alimentare etica, che è un diritto di origine costituzionale. «Non occorre nessuna certificazione per ottenere il pasto vegano a qualsiasi età, i genitori vegani non possono essere oggetto di discriminazioni, nemmeno mediante l’imposizione di condizioni o adempimenti ulteriori o differenti rispetto a quelli richiesti a tutti gli altri». «Questa pronuncia – aggiunge il legale – sarà d’aiuto in tutti i casi futuri in cui gli istituti e le pubbliche amministrazioni cercheranno d’impedire ai cittadini di esercitare il proprio diritto a compiere scelte alimentari etiche».
“I GIUDICI SI CONSULTINO CON GLI ESPERTI”
Stefano Pezzini. «Consiglierei ai giudici del Tar di Bolzano, sicuramente in buona fede, di consultarsi con un bravo pediatra. A 10 mesi i piccoli hanno bisogno di nutrienti come il ferro e la vitamina B12 che una dieta vegana non può garantire. E poi, come nel caso del ragazzino di Bergamo che il padre voleva carnivoro e la madre vegetariano, è preoccupante che anche la dieta, soprattutto dei minori, debba essere dettata da un magistrato»: Giorgio Calabrese, medico nutrizionista, docente di Alimentazione e nutrizione umana presso l’università del Piemonte Orientale di Alessandria e presso l’università di Torino e di Messina, non è particolarmente contento che sia un giudice a dettare regole nutrizionali. «L’alimentazione va di pari passo con la salute, trascende la giustizia. Ancora una volta ci affidiamo ai tribunali per problemi di tipo politico, sociale ma soprattutto tecnici. A questo punto i tribunali dovranno avere dei consulenti tecnici, pediatri, nutrizionisti, per formulare dei menù equilibrati adatti ai minori», commenta Calabrese. Il professore, poi, sottolinea come l’equilibrio sia basilare per la salute: «Stiamo viaggiando tra due poli opposti, entrambi dannosi. Ai vegani mancano delle proteine, chi mangia troppa carne ingerisce troppi grassi. I vegani mangiano una parte importante delle sostanze che costituiscono la piramide alimentare, ma gli manca qualche cosa. È come se si costruisse una casa solo con i mattoni. Alla prima scossa di terremoto le pareti cedono. Così un ragazzo nutrito solo con cibi accettati dalla filosofia vegana alla prima infezione si ammala. Chi mangia troppa carne, all’opposto, va incontro ad altri gravi problemi di salute».
La Stampa – 31 luglio 2015