I prezzi dei beni di consumo in Italia a giugno sono in aumento (rispetto allo stesso mese 2014) dello 0,2% rispetto a dodici mesi fa, la deflazione, cioè la diminuzione dei prezzi, sembra allontanarsi e la gente compera un po’ di più. Ma non succede in Veneto dove, anzi, l’indicatore resta sotto lo zero di tre decimali e cioè con il valore più negativo tra le regioni.
La rilevazione è dell’Istat che, indagando le voci che hanno contribuito maggiormente alla ripresa della domanda su base nazionale, evidenzia la funzione di acquisti voluttuari, come servizi ricreativi, cultura e cura della persona. In tasca c’è qualche euro in più e il consumatore ricomincia a concedersi piccole distrazioni rispetto all’austerity degli acquisti indispensabili di servizi domestici e spese alimentari.
Ma il quadro in Veneto, per quanto si ragioni su una scala di decimali, è diverso. Uno sguardo ai soli capoluoghi evidenzia come Venezia segni una flessione tendenziale (giugno 2015-giugno 2014) dello 0,6% (in Italia solo Bologna è sotto al -0,7%), mentre nei comuni con oltre 150 mila abitanti Padova e Verona rimangono negative di un decimo di punto.
Si tratta di un atteggiamento poco entusiasta rispetto alla riaccensione di una stagione di consumi che Vittorio Filippi, sociologo, attribuisce a una «diffidenza o incredulità dei veneti rispetto all’uscita dalla crisi che deriva dall’essere stati bastonati più di molti altri territori. Terra di manifattura, la regione si è trovata molto esposta sul fronte industriale ed artigianale, abbiamo perso 10 punti di Pil dal 2007 e dunque trovo normale che si conservi questo atteggiamento da formiche». Conclude Filippi: «In generale, questa fotografata dai movimenti da zero virgola dell’inflazione mi pare una ripresa da economisti, ma non da consumatori. Siamo in uno scenario ancora troppo caratterizzato da luci ed ombre, una certa propensione all’attesa prima di riaprire i cordoni della borsa ce l’avrei anch’io».
A raccomandare di non fare molto affidamento sui dati Istat, ma per altri motivi, è anche Ermes Coletto, presidente della Federconsumatori del Veneto. «Un dato di questo tipo in controtendenza rispetto alla media nazionale non mi pare una immagine fedele e del resto anche la tendenza italiana nel suo complesso non significa che siamo usciti dalla recessione. Basterebbe un aumento, ad esempio, solo dei prodotti energetici per provocare una risalita di qualche decimale e allora penso che qualche ragionamento più serio lo si potrà fare fra qualche mese. E noto che, su base nazionale, a rimanere stagnanti sono i consumi di generi alimentari».
Una riflessione sulla variabilità delle impressioni a seconda degli osservatori si impone, infine, se si ricorda che appena due giorni fa l’indagine Venetocongiuntura sulle imprese del commercio aveva rilevato un incremento delle vendite al dettaglio, nel primo trimestre del 2015, dell’1,7% dopo anni di segni negativi.
Gianni Favero – Il Corriere del Veneto – 15 luglio 2015