Se Molière fosse vissuto ai tempi nostri avrebbe trovato un mondo popolato da personaggi simili a quelli descritti dal drammaturgo nella celebre commedia del XVII secolo. Decine di migliaia di malati ipocondriaci o con problemi psicologici che li inducono a pensare di essere vittima di allergie, caduti nella rete dei dottor Purgone, Olezzo e Diarroicus contemporanei.
Medici o pseudo specialisti cui non sembra vero di poter approfittare di pazienti immaginari, vittime di ansie che si manifestano, a sentir loro, con pruriti, bolle, cefalea, cattiva digestione, insonnia e così via. Salvo poi non essere in grado di ricordare come e in quale circostanza ne hanno sofferto.
«Sono allergica a tutto ciò che mi circonda. Ogni alimento che mangio o soltanto avvicino mi dà fastidio tanto da non poterlo neppure toccare e sentirne l’odore. Vivo di acqua e riso. Ho terribili dolori all’addome, la pancia mi si gonfia, come fossi incinta, crampi muscolari…», si dispera una donna nel raccontare il dramma personale all’immunologo Fernando Aiuti, oggi emerito all’Università La Sapienza, ricercatore di fama internazionale e grande comunicatore. Il suo nome è legato soprattutto all’attivismo scientifico e sociale negli anni Ottanta-Novanta sull’Aids.
Ai malati e agli allergici immaginari è dedicato un capitolo del libro scritto di suo pugno con la collaborazione di Giuseppe Luzi, editore Guerini e associati, da oggi in vendita. Poco meno di 300 pagine sui segreti del «Nostro meraviglioso sistema immunitario», scandite da un linguaggio accessibile, non particolarmente tecnico, destinatari pazienti e medici. «Non conosciamo abbastanza l’insieme di ingranaggi che ci fanno rispondere alle aggressioni di nemici esterni come virus, polline e cibi. Una maggiore consapevolezza significa difendersi meglio e prevenire». E soprattutto, è il messaggio, non farsi turlupinare.
Aiuti si rivolge alle migliaia di persone che si fanno abbindolare da guaritori improvvisati e presunti «luminari» . Il problema è che i malati immaginari non inventano, dunque non si sentono creduti. Quando si cerca di convincerli di essere sani si mettono alla ricerca di chi sappia assecondarli.
Quanti sono? Difficile dirlo. Sfuggono alle statistiche: «Non vanno abbandonati, ma aiutati a recuperare un rapporto positivo col cibo — scrive l’immunologo —. A volte basta allontanarli dall’ambiente familiare, suggerire di viaggiare, invitarli a cena al ristorante per trovare una via di uscita».
Altro discorso sono le allergie (che si sviluppano in seguito a una reazione del sistema immunitario e delle sue armi, i linfociti) e le intolleranze (deficit o assenza di enzimi da cui dipende la digeribilità) provate da analisi validate. Nei bambini da 6 mesi a 6 anni la frequenza delle allergie varia dal 2 al 5%, scende al 2% negli adulti. Con la crescita, infatti, i ragazzi perdono la suscettibilità a certi alimenti.
Tra i cibi incriminati latte vaccino, grano, uova, arachidi, frutta, pesce, frutti di mare, molluschi. L’ intolleranza al lattosio è la più comune (5-25% degli adulti, sintomi solo nell’8%). Ma anche nei casi diagnosticati è un grave errore privarsi del latte, necessario alle ossa per il contenuto di calcio. «È insostituibile nei bambini e adolescenti, le persone anziane devono berlo. Esistono prodotti lavorati».
Il libro affronta inoltre problemi di grande attualità. Vaccinazioni, il caso di un malato di Aids sopravvissuto senza prendere farmaci, la debolezza muscolare (miastenia), le nuove cure. Un capitolo è dedicato alle mamme apprensive. Febbri e infreddature dei figli le mandano in tilt. La causa è la mancanza di difese immunitarie nell’infanzia. Sotto i 2 anni i bambini possono «influenzarsi» fino a dieci volte all’anno, la stagione del picco è tra novembre e marzo. Adolescenti e adulti si mettono a letto da due a quattro volte. In genere si tratta di forme leggere. Ma i genitori si allarmano e le corse dal pediatra o al pronto soccorso diventano un rito rassicurante.
Margherita De Bac – Il Corriere della Sera – 7 luglio 2015