Roberto Giovannini. Molto felice per l’Enciclica sull’ambiente e il clima di Papa Francesco, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti giura ai molti scettici che il governo Renzi un’«anima ambientalista» ce l’ha: lo vedremo oggi, agli Stati generali sul clima e il dissesto idrogeologico, e soprattutto nel «Green Act». Un disegno di legge che metterà ordine nella confusa disciplina che promuove l’economia green.
«E che conterrà – afferma l’esponente Udc – soltanto per i campi del dissesto idrogeologico e delle bonifiche delle aree inquinate più di dieci miliardi di risorse aggiuntive fino al 2030».
Ministro, a fine anno c’è la COP di Parigi sul clima. Quale sarà il contributo italiano?
«Noi andiamo a Parigi consapevoli che sotto la presidenza italiana dell’Ue è stato siglato un accordo europeo molto ambizioso e molto virtuoso. L’Europa ha già deciso obiettivi vincolanti (e con sanzioni molto forti per chi li viola) e molto significativi, con l’impegno a tagliare le emissioni di CO2 di almeno il 40% entro il 2030. Per l’Italia, escludendo il settore industriale, significa un taglio del 33-36% in campi come i trasporti e il riscaldamento».
Ma ce la possiamo fare?
«Per questo la mia impostazione è – a cominciare dal Green Act – di mettere in moto azioni efficaci e misurabili. Per questo il Green Act diventerà un vero piano strategico per il Paese».
Una volta si diceva che la decarbonizzazione era solo un costo per le imprese. Adesso si è capito che lagreen economyè un’occasione di sviluppo?
«Mi pare proprio di sì. È chiaro che le nazioni che riescono rapidamente a interpretare questo cambio di passo, che è più culturale che industriale, saranno quelle più competitive nello scenario della nuova economia. Stiamo parlando di investimenti mondiali green per 5 trilioni di dollari nei prossimi quindici anni…»
Un grande affare per le imprese…
«Certo: le aziende che non faranno il salto di qualità da un’economia lineare a un’economia circolare, che riusa e ricicla, verranno tagliate fuori».
Sono mesi che si parla di questoGreen Act.Chi lo sta scrivendo?
«Dobbiamo costruirlo tutti insieme, non può essere imposto dal governo. Io vedo al centro il tema dell’energia, dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Noi su questo abbiamo già investito molto, e continueremo a investire risorse importanti anche nel 2015-2016, col decreto incentivi. Poi c’è il tema del consumo delle risorse, che vuol dire dissesto idrogeologico, bonifiche, mare e forestazione, e quello dei rifiuti e delle discariche».
Che si fa, aspettiamo le prossime frane?
«Sul fronte del dissesto stiamo andando avanti con forza. Molti interventi sono già partiti, a luglio firmerò nuovi accordi di programma con 600 immediatamente spendibili su progetti cantierabili. Nel complesso, usando bene anche i fondi europei disponibili, avvieremo un piano pluriennale dotato con risorse per molti miliardi. Ma la vera sfida è coinvolgere i privati, mettendo a loro disposizione strumenti più semplici».
Parlava delle tante aree inquinate nel corso dei decenni. Ma non si riesce a far pagare chi ha sporcato? Non si riesce a ripulire il territorio devastato?
«La legge sugli ecoreati, da poco approvata, ci aiuterà tantissimo per il futuro. Per il passato, stiamo facendo un grande sforzo per bonificare i 51 “Sin”, i “siti di interesse nazionale” insozzati dai veleni. Bisogna restituire ai cittadini il territorio loro sottratto con l’inquinamento, e restituire alle città zone ex industriali di interesse urbanistico fortissimo, senza consumare nuovo suolo».
La Stampa – 22 giugno 2015