di Paola D’Amico. I Bugs Krekels, grilli in barattolo, e i vermi della farina essiccati sono entrati illegalmente nel sito Expo dalla porta principale, dentro a una valigia. Lunedì nel padiglione Olanda sono stati offerti con intingolo di alghe come assaggini nel corso dello showcooking dello chef Jasper Udink. Ieri mattina, i veterinari e i tecnici della Asl, che vigilano sulla sicurezza alimentare nel sito espositivo, hanno sequestrato l’intero stock di vermi e insetti, chiesto all’Olanda di sospendere il «laboratorio sulla percezione del cibo» con la replica dello spettacolo con somministrazione di assaggini, previsto per le 15, e spiegato le ragioni del provvedimento.
Si sono mossi su indicazione del ministero della Salute. Due ore più tardi è toccato al Belgio nella cui dispensa sono stati trovati 300 barattoli di passata di pomodoro con vermi. Questi, però, ancora ermeticamente chiusi, perché «li aveva ordinati lo chef che è stato sostituito», ha spiegato la responsabile del padiglione e il nuovo chef ha chiarito: «Fate sparire i vermi dalla mia cucina». Ben contenta che il materiale finisse sotto sequestro pronto per essere inviato al forno inceneritore. Anche in questo caso i vasetti sono entrati come merce di un Paese comunitario solo apparentemente senza violare le normative stringenti decise dalla Ue e dal Paese ospite per l’esposizione. Gli insetti rientrano, infatti, sotto il cappello del Novel food per il quale non è sufficiente ottenere la deroga chiesta dal Giappone per introdurre il velenosissimo e altrettanto prelibato pesce palla o dallo Zimbabwe per la carne di coccodrillo.
Insetti e vermi sono ammessi in Belgio e in Olanda, ma per la Ue non possono circolare nell’area Schengen. Nel sito, ad oggi, c’è un solo spazio dove possono essere esposti, per ora, e non mangiati. Ed è quello allestito dalla Società Umanitaria in partnership con Coop nell’Exibition Area del Future Food District, che ha per titolo «Il cibo del futuro. Edible Insects». E questa risulta la sola organizzazione ad aver chiesto da mesi al ministero della Salute e alla Commissione europea l’autorizzazione ad essere consumata e che ancora attende il via libera. Le squadre di medici e veterinari della Asl lavorano senza tregua. L’allerta scatta per la turista giapponese che arriva al punto di soccorso del 118 e poi si scopre «allergica al grano saraceno» usato per la tempura .
C’è la cucina del padiglione turco dove si rischia l’incidente diplomatico, prima chiusa da Expo perché difforme dai progetti, poi dai medici Asl perché non a norma. E c’è la carne bovina in scatola che l’Iran ha portato nel sito, vietata seppure destinata al consumo dei propri dipendenti e non degli avventori. E ci sono i 20 chili di carne di coccodrillo che il Belgio ha importato dallo Zimbabwe e spedito in Sicilia per sperimentare una preparazione in olio d’olivo con foglia di lauro. Ma pur sempre priva dei visti sanitari. E il latte di cavalla del Kazakistan (un ditale in assaggio) che, per fortuna, è certificato da una ditta tedesca. Non c’è giorno uguale all’altro per la task force sanitaria a Expo. C’è il caseificio di cascina Triulza che produce sul posto due forme di grana padano e chiede l’autorizzazione. E ci sono profumate partite di mortadella di Bologna che, però, «devono essere conservate refrigerate e non esposte alle temperature africane» di questi giorni. E quando finalmente sembra che la situazione sia sotto controllo, ecco la richiesta di autorizzazione di una società che vuole installare mini trappole per zanzare per il monitoraggio della West Nile Disease. Ma di zanzare, per ora, qui non se ne sono viste .
11 giugno 2015 – Corriere.it